Shoot ‘em up – spara o muori (di noia)

KILLER AI CONFINI DELLA REALTA’ E DELLA FISICA

Anni luce lontano dalle splendide graphic novel dark di Frank Miller, arriva senza troppo clamore questo fumettone targato Eagle Pictures, che ha nel volto di Clive Owen il suo protagonista e nelle fattezze di Paul Giamatti, attore eclettico a tutto “tondo”, l’esaltato mercenario antagonista. Se ad essi aggiungiamo un pizzico di Bellucci in salsa nostrana (doppiatasi in modo indecente, vedi colorite espressioni partenopee), ecco che il cocktail diretto dal semisconosciuto Michael Davis è pronto.

Un mix di esplosioni, raffiche di proiettili e battute surreali che fanno rabbrividire chi vorrebbe dare tono ad un genere molto amato ma facile allo sberleffo, mentre di contro offre un notevole pretesto a chi approfitta della sala cinematografica per schiacciare un pisolino. Tra i due sentimenti, in chi scrive queste righe, è prevalsa quella sana frustrazione di colui che, consapevole dei giusti ingredienti prima citati, si siede di fronte a uno scialbo risultato. Shoot ‘em up sin dalle prime sequenze, in cui un ignoto “vendicatore”, tale signor Smith (da non confondere con l’omonimo di matrice virtuale), salva la vita ad un neonato durante la sanguinosa esecuzione della madre. Tra spari e carote, l’uomo, ricercato dai killer, affiderà il bimbo ad una prostituta, nel tentativo di far affiorare la verità. Il soggetto che già da solo appare sfocato, strizza l’occhio ai videogame “sparatutto”, in cui poco cervello e tanta adrenalina la fanno da padrone e il numero dei caduti fa impallidire i reduci del Vietnam. Insomma esulando dal contesto trito e ritrito, ci si poteva aspettare almeno un tecnicismo ed una perizia nelle sequenze d’azione tali da giustificare i cachet dei protagonisti. Invece il film non decolla mai e certamente la recitazione sopra le righe non aiuta lo spettatore a scuotersi da quella cortina di noia che pervade la storia. Il regista poi, ci mette del suo, nel tentativo fallito di dare brio al racconto, mescolando erotismo, sangue e (non fine) ironia. Ma all’ennesimo caricatore esaurito si esaurisce anche la pazienza del pubblico, il quale vorrebbe anch’esso una pistola in mano per sparare…al malcapitato protezionista di turno.

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CURIOSI DI CINEMA
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