L’incontro-scontro tra cinema e chiesa

QUANTO CONTA L’INFLUENZA RELIGIOSA SUL GRANDE SCHERMO

Il binomio tra Cinema e Chiesa è stato soggetto a numerose interpretazioni da un secolo a questa parte, ossia da quando “fare” cinema non significava solo riprender treni in corsa. La materia religiosa, da molti trattata con sospettosa diffidenza specie qui da noi, ha sempre avuto l’etichetta di argomento delicato quando tradotto in celluloide. Troppi film vengono bollati per un pensiero a diffusione capillare che solo lo Stato Pontificio continua a credere contengano presunti antivalori anacronistici. Come nell’ultimo film interpretato da Nanni Moretti, Caos Calmo, di cui la CEI ha bollato una scena di sesso “non votata al concepimento”, sorvolando sul fatto che le stava rendendo pubblicità involontaria.

Ma questo è solo un esempio, tralasciando il fatto che l’Italia non è una nazione fondata sulla religione cattolica bensì sulla democrazia (di wikipediana denominazione), l’influenza che la materia in questione assume, non dovrebbe coesistere nel contesto puramente mediale e cinematografico di libertà d’espressione. Se la politica è ovunque e l’economia altrettanto, bisogna riconoscere ormai che il sistema cinema ha urgenza di rinnovamento. Questa esigenza non sta certo nel perseguimento dei riconosciuti canoni ecclesiastici, benché mai nel oscurantismo del sentimento giovanile. Film che parlano di tematiche religiose ne sono un altro esempio, poiché, a parte il dissacrante, ognuno è libero di esprimere il proprio parere, negativo o positivo, così come può farlo la Chiesa attraverso le varie sfumature. Perché l’opinione di ognuno è rispettabile in quanto tale. Dunque indottrinare o demonizzare opere che ne trattano l’argomento dal punto di vista laico e individuale fanno parte di quel background culturale che il nostro paese non riesce a scrollarsi di dosso e che penalizzano il mercato della cinematografia nazionale ed internazionale. In quanto colosso dell’informazione, al pari di una major hollywoodiana, l’ufficio stampa del Vaticano non risparmia critiche in stile predica da terzo millennio, uscendo però dai confini del puro “pragmatismo” spirituale che rientrerebbe nelle sue corde, tradotto in buoni consigli e nell’elargizione di una spiritualità invece necessaria. Necessaria per chiunque ponga importanza nella fede quanto nell’ideologia di pluralità, il lavoro migliore infatti si riconoscerà nella mescolanza di queste due qualità e nei rari momenti in cui ciò accade è l’Industria filmica ad ottenerne i maggiori benefici.

Questo significa parlare a viso aperto, esprimere un’opinione che esulando dal valore prettamente teologico, rientra in un’ottica di strategia comunicativa destinata allo sviluppo del cinema globale. Che in quanto arte soffre di qualsiasi misura di restrizione, per quanto autorevole e discutibilmente utile si possa credere sia.

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