Capitoli tematici

                 La soggetività di un autore vista in opere diverse

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Parlando di sequel indichiamo solitamente un seguito, che nel linguaggio cinematografico indica un film che prosegue gli eventi narrati in un precedente episodio. Non sempre questo avviene, specialmente quando il racconto originale possiede una sua struttura ben delineata, con finale annesso. Ecco perché è nato successivamente l’escamotage di creare trilogie e sequel tematici, dedicati ossia ad un racconto specifico, come un sentimento, un personaggio o un luogo, in cui estendere i contorni di una storia.

{mosimage} L’esempio più eclatante degli ultimi anni è stata la trilogia creata da Park Chan-Wook che ha sviluppato il concetto di revenge, vendetta, sfornando tre pellicole differenti tra loro per stile e racconto, ma con al centro il comune denominatore del regolamento di conti. Il suo capolavoro è Old boy, capitolo secondo incastonato tra Mr. Vendetta e Lady Vendetta, tre film contrapposti e usciti ad anni di distanza, che rappresentano un’espressività forte da parte del regista sudcoreano, indagatore dei recessi della mente. I suoi film rappresentano idealmente uno il sequel dell’altro in quanto espressione del sentimento alla base della sceneggiatura, script solido su cui sviluppare trame diverse tra loro, ma unite da uno sguardo supervisore. Altro insieme di opere distinte e complementari, appartiene al filone delle trilogie sul personaggio, portate sul grande schermo dal talento comico irriverente di Sasha Baron Cohen, attore eclettico che con i suoi Ali G, Borat e il prossimo Brüno, affronta temi delicati con la leggerezza della commedia acida e demenziale. Il primo è un film delirante che spernacchia il mondo finto e da fiction della televisione, Mtv su tutte, in cui vj, prostitute d’alto bordo e trafficanti d’armi sono il livello più alto di una società ad alto tasso di nocività. Nel secondo “capitolo”, Borat è l’essenza della xenofobia involontaria, un reporter kazako che approda negli USA per coronare il suo sogno erotico, sposare Pamela Anderson. Un film on the road che attraversa gli stati della cultura americana, messa a nudo nelle sue fobie e meschinerie di basso rango. Infine, il comico inglese di origine ebraica, prenderà in giro il liftato mondo della moda, approdando in sala tra un anno. Per concludere Woody Allen. Come non citare il grande cineasta newyorkese, pronto a rientrare in patria dopo un quinquennio europeo, che lo ha visto produrre quattro film, di cui tre incentrati sul volto, incarnato dalla sua neomusa Scarlett Johansson. Proprio il viso di una star, unito alle location “esotiche” tra cui Londra e Barcellona, sono il tema portante della sua trilogia estera, iniziata con Match Point (decisamente il migliore), proseguita con Scoop (ma citiamo anche l’intervallo rappresentato dall’impalpabile Sogni e Delitti) e conclusasi con Vicky Christina Barcelona. Anche in questo caso il regista-autore parte da un’idea, il concept forte del delitto e castigo con variazioni sul tema, e lo elabora importandoci nuovi pensieri al fine di sfornare prodotti totalmente differenti, tre opere che hanno comunque al centro della propria narrazione una visione del mondo unilaterale attraverso gli occhi verdissimi della protagonista. I risultati non sempre sono all’altezza, ma ciononostante appartengono tutti alla corrente modernista che fa del seguito cinematografico una svolta creativa.

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