Nominations no-surprise

Pronostici rispettati e ben quattro italiani in lizza per gli Oscar.

Mancavano quasi due ore alle nominations degli Oscar 2010 che la curiosità già montava. L’attesa era la solita, spasmodica per gli addetti ai lavori, stuzzicata per tutti gli altri. Però, come un diploma di laurea che si è svalutato nel corso degli ultimi 20 anni, vincere l’Oscar è diventato un po’ meno interessante di prima, l’Industria ricicla se stessa e non sempre si premia il vero talento nascente. 

In questa edizione pare invece che qualche novità d’interesse sia presente tra gli attori, nelle persone di Mo’Nique (“Precious”) e Christoph Waltz ( “Inglourious Basterds”). Ma anche, dopo il SAG Award e il Golden Globe, di Jeff Bridges ( “Crazy Heart”) e di Sandra Bullock (“The Blind Side”). Kathryn Bigelow (“The Hurt Locker”) si è costruita una solida fama di regista dedicata al war movie, ma gli terrà testa l’ex marito James Cameron con “Avatar” e il sorprendente Ivan Reitman col suo “Up in the Air”. L’attrice Anne Hathaway ha dunque annunciato tutte le candidature ufficiali agli Oscar 2010, che saranno assegnati il 7 marzo prossimo. Dopo anni raddoppia la lista dei candidati alla statuetta d’oro nella categoria Miglior Film da 5 a 10 pellicole: l’ultima volta con così tanti film è stato nel 1939. A contendersi l’ambita statuetta saranno: “Avatar”, “The Hurt Locker”, “Tra le nuvole”, “The Blind Side”, “District , “An Education”, “Bastardi senza gloria”, “Precious”, “Up” e “A serious Man”. Morto un papa se ne fa un altro. L’Italia del cinema che conta avrà pensato questo, dopo che, nemmeno troppo amaramente, ha visto il kolossal nostrano “Baaria” non entrare tra le grazie dei giurati dell’Academy. Fortuna che, a colmare questa lacuna, finora ci abbiano pensato alcuni paesani che in patria o all’estero hanno lavorato con vigore, guadagnandosi le candidature ai prossimi premi Oscar. Parliamo innanzitutto di Aldo Signoretti e Vittorio Sodano, nominati per il make up del bellissimo “Il Divo” di Paolo Sorrentino, I due truccatori, famosi per i premi ottenuti con “Apocalypto” di Mel Gibson e “Moulin Rouge” di Baz Luhrmann, puntano alla statuetta dorata grazie alla trasformazione di Toni Servillo nel senatore a vita Giulio Andreotti. Il direttore della fotografia Mauro Fiore, invece, incassa la sua prima nomination ottenuta per l’impegno profuso nel film dell’anno (o almeno così dicono) “Avatar”. Fiore è nato a Marzi, in Calabria, ma è cresciuto negli Stati Uniti sin dai suoi 8 anni, quando la famiglia si trasferì a Chicago nel 1971. Passando di regione in regione, il veneto Alessandro Camon (figlio dello scrittore Ferdinando), ha 46 anni e anche lui vive negli USA da 10 anni. Dopo le buone prove di scrittura in “Thank You For Smoking” e nel remake de “Il cattivo tenente”, Camon ottiene dunque una prestigiosa candidatura grazie al film dal tema post bellico “The Messenger”, scritto a quattro mani col regista Oren Moverman. Ci siamo anche noi, alfine, un fiero spazio che il cinema italiano si è meritatamente ritagliato a suon di maestranze, seppur (ainoi) sviluppate all’estero. Italiani sul tetto del mondo che fanno a gara per contendersi lo scettro più ambito, in barba alla crisi e ai molteplici detrattori, che molto spesso sono incarnati da noi stessi, popolo di geni e critici feroci. 

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