Ai confini dell’oblio

TORNA GIBSON CONTRO TUTTI

Un bicchiere di bourbon. Forse ne servirebbe più di uno per guardare certi tipi storie, affrontare certi tipi di realtà, realizzare un certo tipo di perdita. Racconti come “Fuori controllo” ce ne sono stati tanti nella storia del cinema, ma nel film diretto da Martin Campbell il confine tra giusto e sbagliato non viene oltrepassato, semplicemente non esiste.

La follia, la rabbia, il dolore, l’agonia, l’impassibilità e il cinismo generati dall’uomo, gli sbagli, la violenza che genera violenza. Scegliete una chiave di lettura e lasciatevi cullare dall’occhio vuoto e vigile del detective Craven, volto ruvido e desolato di Mel Gibson, tornato in gran forma dopo un periodo di meditazione registica.

Il thriller a stelle e strisce da anni sta virando su complotti di scala internazionale, qui si scaglia contro illeciti evidenti e non da parte di multinazionali dedite alla ricerca che invece producono armi nucleari. Attivisti contro Boss d’Azienda? Magari fosse così semplice, il sottotesto del film è ampio e rigoglioso di personaggi a cui la sceneggiatura riesce a dare molto spazio.

Sorvolando sul titolo italiano, Edge of Darkness rilegge i valori familiari in chiave drammaturgica, un padre lupo-solitario che indaga sull’omicidio della figlia, somatizzando velocemente il lutto per spingersi sino ai confini della vendetta.

A ritmo incalzante, senza morale o ironia, con gli occhi lucidi di chi non ha niente da perdere e si espone in prima persona, schivando proiettili, radiazioni e ogni sorta di minaccia mortale. Copione spietato che mister Campbell ripulisce dai toni romanzeschi delle sue pellicole precedenti, incorniciando il personaggio di Craven (nome evocativo) in un gangsta-movie all’orientale.

Affiancandolo ad un altro personaggio cult, quel capitano Jedburgh impersonato dal magnifico Ray Winston, pedina chiave del governo negli scandali ad alto lignaggio. Omicidi di stato, omicidi su commissione, omicidi per vendetta.

La morte vista come una inevitabile soluzione, operazione catartica e spicciola resa necessaria dinanzi al potere rivelatore dei media. Gibson nonostante l’età corre, colpisce, spara, diventa boia e rende complice lo spettatore, che sale in macchina con lui lanciato all’inseguimento di una pace interiore.

Con la consapevolezza che un racconto del genere può anche accadere, nonostante il sacrificio di alcuni per far si che ciò non avvenga o resti nei canoni dell’eccezione. Poi si accendono le luci e si torna con sollievo alla realtà.

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