La vita facile: recensione

FILM GRADEVOLE ED IRONICO, DALLA TESTA AI PIEDI

Sembra che Favino e Accorsi abbiano voluto fortemente questo film per la loro voglia di girare una commedia insieme. Il risultato non è del tutto negativo, la sceneggiatura ci mette del suo e non è affatto un elemento secondario per la riuscita del film.

Definire “La vita facile” una commedia però non è del tutto corretto, è più un film ironico su temi che non lo sono per niente.

Si parla del volontariato in Africa e del lato umano che ci spinge a farlo, della corruzione nella medicina, dell’amore, del tradimento e dell’amicizia, ma il tutto viene affrontato in modo leggero e divertito, con l’intento, certamente voluto, di far riflettere sull’ipocrisia di taluni comportamenti che sono alla base del comune malcontento.

Pellegrini dopo “Figli delle stelle” realizza un film leggermente fuori dagli schemi sia come tipologia, non è facile etichettarlo, sia nei personaggi che si rivelano solo nel finale, quando ormai il pubblico si era convinto della loro “innocenza” o “colpevolezza”.

La riuscita del film è anche nel ritmo serrato che viene dato nel montaggio, e vede la storia evolversi e spiegarsi grazie all’utilizzo del flash back: non molto originale ma sicuramente realistica.

Non è neanche da sottovalutare la bravura degli attori, se Favino è l’anima ironica del film, Vittoria Puccini riesce a rendere in pieno il suo personaggio enigmatico, mentre Accorsi svolge il suo compito di inguaribile romantico bene come sempre.

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