Scream: la paura fa 90

FOCUS SULLA TRILOGIA HORROR CREATA DAL GENIO DI WES CRAVEN

Qual è il tuo film horror preferito?” Questa l’inquietante domanda che l’assassino al telefono pone alle future vittime prima di iniziare il suo bagno di sangue. Ma la trilogia di “Scream” non è solo questo. In occasione dell’uscita del quarto capitolo, andiamo a rivedere e possibilmente analizzare i tre film di Craven con Neve Campbell, Courtney Cox, David Arquette e… Ghostface.

SCREAM

Una giovane ragazza sola in casa riceve una chiamata da uno sconosciuto. Dopo pochi minuti il suo corpo viene trovato senza vita appeso a un albero. Comincia una catena di omicidi e anche la giovane Sydney Prescott è una potenziale vittima. Decide di indagare e scopre degli inquietanti collegamenti tra queste uccisioni e un suo trauma recente: l’omicidio della madre. Grazie alla sceneggiatura di Kevin Williamson, Craven riesce a costruire un film di genere dove gli adolescenti non sono rappresentati con i soliti stereotipi e l’empatia con loro è facile quanto in un film di John Hughes, maestro dei teen-movie, e inoltre viene ripreso con qualche variante il topos del telefono maligno in stile “Il terrore corre sul filo”. Le migliori scene del secondo maggior successo di Craven riguardano tuttavia quelle in cui il meta-cinema entra in gioco: uno dei protagonisti, il nerd cinefilo interpretato dal Jaimie Kennedy, più volte spiega i meccanismi dell’horror e le regole che ognuno deve seguire per cercare di salvarsi. Ed è qui che regista e sceneggiatore ci sorprendono, inserendo quegli elementi di rottura col cinema di genere passato che fanno entrare di diritto “Scream” nella rosa dei migliori horror degli anni ’90 (ma non solo). Notevole quando dei ragazzi assistono ad “Halloween” di Carpenter in televisione e gli stessi eventi del film si ripetono nella realtà. Lo splatter contemporaneo simil-Saw in confronto mette molta, molta tristezza.

Dialogo cult:

Phone Voice: Name the killer in Friday the 13th.

Casey: Jason! Jason, Jason!

Phone Voice: I’m sorry. That’s the wrong answer!

Casey: No, it’s not. No it’s not. It was Jason.

Phone Voice: Afraid not. No way.

Casey: Listen, it was Jason! I saw that movie 20 goddamn times!

Phone Voice: Then you should know that Jason’s mother, Mrs. Voorhees was the original killer. Jason didn’t show up until the sequel. I’m afraid that was a wrong answer.

Casey: [Weeping] You tricked me.

Phone Voice: Lucky for you there’s a bonus round, but poor Steve… I’m afraid he’s OUT!

SCREAM 2

Sydney Prescott è al college, ma Ghostface è tornato, pronto a uccidere. Ma chi si cela ora dietro la maschera? Questa volta gli elementi del meta cinema sono portati all’estremo e come sequel “Scream 2” è quasi degno del suo predecessore. C’è pure una resa dei conti in un teatro! Solo nel finale la pellicola s’infiacchisce esaurendo quella carica di cattiveria che contraddistingueva l’intero primo capitolo, ma ci sono due o tre sequenze sanguinose memorabili: già quella iniziale svolta nel cinema è da antologia ed è anche una delle scene che “Scary movie” ha messo in ridicolo con maggior efficacia. Si aggiunge al cast il bravo Liev Schreiber (ma purtroppo non durerà).

SCREAM 3

Torna ancora Ghostface, ma gli omicidi questa volta si spostano a Los Angeles nel mezzo di un set cinematografico. Quello che poteva essere l’apice dell’horror meta-cinematografico diventa invece una fiacca variazione del solito gioco, senza l’inventiva che aveva contraddistinto i primi due capitoli: in una delle scene più ridicole l’assassino usa il fax (?!) per comunicare con le sue prede. E nel finale la pellicola prende ritmi quasi da ‘cartoon’, ma perlomeno in quel caso il divertimento è assicurato. L’originalità è data da uno strumento che permette all’assassino di avere qualsiasi voce al telefono. Anche di chi è morto. Curioso il fatto che in ogni film della trilogia si possa ascoltare il classico di Nick Cave “Red Right Hand”, in questo caso re-arrangiata con l’orchestra. Camei imperdibili di Roger Corman e Jay & Silent Bob, i due spacciatori di “Clerks” e “Dogma” di Kevin Smith.

In sostanza con questa trilogia Wes Craven, oltre a porre una riflessione sul proprio cinema e sul suo genere preferito, è riuscito a creare un’altra icona dell’horror. Non più un unico personaggio come Freddy Krueger, ma una maschera capace di rendere anche il più bizzarro dei personaggi un serial killer circondato da una sorta di aura paranormale. E una voce truccata che non vorremmo mai sentire al telefono. Quella del doppiatore Carlo Valli..

DRIIIIIIIN

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