Mr. beaver: recensione film

PICCOLO MIRACOLO DI JODIE E MEL, INTENSO E COMMOVENTE

Bambina prodigio prima, straordinaria attrice poi (come dimenticarla in quel capolavoro del Silenzio degli innocenti di Demme?), Jodie Foster ha dimostrato talento anche dietro la macchina da presa con due film intriganti come Il mio piccolo genio e A casa per le vacanze. Dimostra il proprio feeling con la regia anche nel suo terzo, spiazzante film.

Mr.Beaver racconta di Walter, un uomo di successo che una forte depressione rende del tutto abulico, ma durante un tentativo di suicidio trova forse la soluzione al suo disagio: una marionetta dalle fattezze di castoro che parla per lui e lo aiuta a esprimersi. E a tornare in sella alla sua vita. La sceneggiatura dell’esordiente Kyle Killen fonde vari registri in un film equilibrato e ardito che racconta l’intimità di un uomo arrivando alla metafora anche universale.

Il film parte per raccontare con un certo tatto la depressione, il dilagare del male oscuro e le terapie più o meno possibili per sconfiggerlo, ma proseguendo nel rapporto curioso e deviato tra un uomo e un castoro di pelouche riesce a indagare anche alle dinamiche della famiglia, del rapporto padre/figlio, del bisogno di compagnia e comunicazione, arrivando a diventare una dolorosa, a suo modo estrema, metafora della dipendenza; Foster riesce con una forza e una spontaneità sorprendenti a entrare nella testa di un castoro parlante, sa comunicare con personaggi e spettatori per far loro vivere il senso di una lotta intima ed equilibra – con inconsueto ardire per un prodotto para-hollywoodiano – il dramma e l’umorismo.

La sceneggiatura si struttura su due storie quasi parallele (la sotto-trama del figlio di Walter che fa di tutto per rinnegare il padre) ed è abilissima, oltre a giocare coi toni rasentando la tragedia quasi orrifica, a ripartire quando sembra concluso il percorso, mentre la regia lavora con tatto e profondità, ribaltando i registri, e anche con un cast incantevole, in cui una sempre precisa Foster, una splendente Jennifer Lawrence e il talentuoso Anton Yelchin fanno da supporto a un incredibile Mel Gibson, alla migliore prova della carriera (vedere la lotta con sé stesso o l’anniversario per credere). Segno che essere persone sgradevoli è cosa ben diversa dall’essere anche bravi artisti.

SCRITTO DA EMANUELE RAUCO PER 4Fourzine

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