Una notte da leoni 2: recensione film

STORIA COPIATA DAL PRIMO: BEFFARDO, TAGLIENTE E CON TANTE RISATE

C’era una volta un gruppo di amici, bizzarri e bizzosi, avevano un demone dentro, ma se ne rendevano conto solamente in maniera inconscia. Erano il timido, il figaccione, l’imbranato e il guastafeste. Un paio d’anni orsono già avevano fatto baldoria, inconsapevolmente, sia a Las Vegas, che nei botteghini di mezzo mondo, arrivando fino al Golden Globe. Oggi si sono imbarcati per la Thailandia, ma i problemi con qualche droga mescolata e medicinali vari producono lo stesso sordido effetto, non voluto, ma fatale. E la notte folle per il branco raddoppia in salsa orientale. Harder & furious. “Una notte da leoni 2” è il ritorno sullo schermo dei tre eroici protagonisti (annessi di ospite scomparso) apparsi nel primo episodio, Phil, Stu e l’impavido Alan, catapultati nell’universo del devasto mentale e fisico dopo una nottata di sordida sbronza.

Rileggere il copione e decidere di affrontare una nuova folle avventura richiede qualcosa di meravigliosamente folle e coraggioso, l’idea ultima di partire da un singolo cult e portarlo a quota tre, la perfetta combinazione esplosiva sullo schermo. Ma fermiamoci a questo, il numero 2, un film di spessore, girato benissimo e con gag a raffica, che diverte e affascina, salvo bloccarsi sul pannello originalità, dove la squadra di Todd Phillips ha bucato in quanto ad alternative riproposte. Battute e tempi comici sono identici al primo, che fa di questo secondo episodio quasi un remake nel sequel, divertente sì, in quanto più spinto e scorretto, ma al contempo prevedibile fino ai limiti della pellicola, in cui le foto rivelatrici sono la cosa migliore messa in scena.

Cambio di location, solito branco di….lupi, leoni, svitati, ragazzi tutti d’un pezzo con qualche problemino comportamentale, una volta messa in moto la macchina del divertimento fuori controllo, alimentata dal trinomio alcool+farmaci+droghe sintetiche. Una volta ripresa coscienza, poi, sono dolori, vecchi e nuovi amici, malfattori e criminali, spacciatori e trans, monaci e poliziotti incontrati lungo la rotta della rimembranza, perché non c’è verso di sapere cosa è successo solo poche ore prima.

E mentre l’agonia continua come un’avventura on the road per le strade di Bangkok, il matrimonio di Stu incombe…riusciranno a ritornare in tempo, interi e intatti? Insomma, se il canovaccio rimane inalterato, il cast in gran forma e le “lacrime” ci sono tutte, era lecito aspettarsi un tantino in più dagli sceneggiatori in quanto a gradiente d’irriverenza, considerato anche il budget maggiore a disposizione. Nonostante la virata sul tema grave della pedofilia, sottotesto di una politica sociale degradante quando morbosamente reale, rimane dunque un’operazione comica e sospesa.

Ora che i giochi sono stati fatti, manca solo l’esperienza del capitolo finale, quello in cui probabilmente si arriverà oltre l’umana concezione del disastro, l’inimmaginabile che diventa possibile: Alan si sposa?

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