Tutti per uno: recensione

QUANDO I BAMBINI RICORDANO AGLI ADULTI IL VALORE DELL’AMICIZIA.

La politica dal punto di vista dei bambini non è un argomento originale, e neanche una “rivoluzione” che li vede protagonisti, ma l’aspetto interessante di questo film è il modo in cui tutto questo è raccontato.

Il tema di “Tutti per uno” è più che mai attuale sia in Francia, luogo dove si svolgono le avventure di Milana e della sua banda, che in Italia dove il problema dei permessi di soggiorno per gli immigrati e le loro famiglie per mesi ha mobilitato le due nazioni cugine, e indignato l’opinione pubblica.

In questo caso i protagonisti sono dei bambini che tentano il tutto per tutto per non perdere una loro amica di origine cecena, e il punto di vista esclusivo che il regista ha voluto dare ai più piccoli si vede in diverse situazioni. Le inquadrature che spesso tagliano fuori gli adulti, il mandarsi sms con un infrasuono percepito esclusivamente dall’udito dei bambini, e i discorsi politici, moralisti, di principio e (diciamolo) complessi dei genitori, che sottolineano la difficoltà di risoluzione del problema, e allo stesso tempo fanno capire quanto gli adulti spesso si perdano nella teoria, senza preoccuparsi dei problemi pratici.

L’unica che in tutto questo sembra comprendere l’iniziativa dei bambini è la madre di due dei cinque protagonisti, interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, sorella della Carlà all’Eliseo, che fa di tutto per proteggere e aiutare i suoi figli e i loro amici.

È un Piccolo Principe moderno dove i bambini vogliono far ricordare agli adulti l’importanza dell’amicizia e dell’amore al di là delle differenze religione e culturali, a deludere è il finale che toglie un po’ di quella magia e favola che fino a quel momento aveva caratterizzato il resto della narrazione.

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