Conan the barbarian: recensione

DELUDENTE, NOIOSO E FIN TROPPO “FINTO”: IL REMAKE NON CONVINCE

Trash, hardcore, splatter, dopo aver setacciato tutta la flora dei termini applicabili al reboot di “Conan the Barbarian”, l’unico appellativo che ci risulta adatto è flop. Totale. Salvare il salvabile è praticamente impossibile, quest’inutil operazione di restyling, tanto attesa dai fan del fumetto da cui Schwarzy si era scostato, resta un film che annoia subito per il suo guado nell’alta marea dei C-Movies e nemmeno il colosso Mamoa riesce a dar spessore ad una trama piatta e con effettacci gore che nemmeno Lamberto Bava…

Lo spessore muscolare c’è, manca tutto il resto, a partire da una regia scialba e piattissima che fa gridare al sopravvalutato Marcus Nispel, nonostante la buona prova offerta col remake di “Non aprite quella porta”, lontano anni luce dal prodotto dell’era epica in cui Conan scorrazza libero: libero di essere un barbaro violento e dedito alla guerra naturalmente, ma sempre, in fondo, col gran cuore di mammà. Sopravvissuto per circa 3 millimetri ad una spadata che colpì a morte sua madre mentre era incinta, Conan cresce pasciuto e sansoniano col padre, finchè il cattivone interessato ad una corona dal supremo potere oscuro, gli uccide il genitore, “lasciandolo” inspiegabilmente in vita e quindi ossessionato dalla ricerca per la vendetta.

Una volta cresciuto il guerriero alza la spada al cielo e comincia la sua missione da bisonte senza ostacoli, diventando una leggenda in un’epoca selvaggia e avida di soddisfazioni. Se infarciamo questo plot con una bella donna da salvare, pure vergine che non guasta mai, aborigeni di sabbia richiamati dallo stregone di turno, il compare furbetto e una serie di scontri coreografati da Maria De Filippi, ecco che il menu teatrale è servito, nonostante la portata sia eccessivamente salata e la voglia di andarsene pari al diametro del pettorale protagonista.

Diventa quindi davvero difficile concepire un prodotto che almeno stando alle dichiarazione dei produttori, che hanno girato in Ungheria, doveva essere un kolossal arcaico, l’inizio di una nuova era cinematografica dedicata al fumetto bellico e che invece risulta un monotono racconto soprannaturale, senza lode e con molta infamia. Qualcosa deve essere andato storto se nemmeno il grido di battaglia trattiene l’incontenibile sbadiglio, in sala il pathos manca completamente e l’interesse per le scorribande di Conan scema all’ennesimo primo piano sul suo sguardo truce.

Non parliamo poi del 3D o delle interpretazioni degli attori. Torna presto Arnold, ci manchi tantissimo.

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