Nicolas cage, eddie murphy: modelli dello star system

DUE ATTORI AGLI ANTIPODI SEGNATI DA UNA CARRIERA ALTALENANTE

Non si assomigliano nemmeno lontanamente, eppure stiamo parlando di due attori che, pur non essendosi mai “incontrati”, hanno segnato la storia del cinema e in parte ne sono ancora strettamente connessi. Partiamo con Eddie. Era il 1986 quando girava “Il bambino d’oro”, ma ad esserlo era lui stesso in realtà, poichè ogni suo film si trasformava in una commedia dai grandi incassi e i copioni su cui metteva mano brillavano di luce propria. Stiamo parlando esattamente di 25 anni fa, mentre rimanendo su cifre tonde, quest’anno mister Murphy ha compiuto mezzo secolo, quindi era assai giovane quando si impose nel mondo. Fu l’attore afroamericano più ricco di Hollywood ed incominciò ad inanellare una serie di successi al botteghino, fino alla fine degli anni 90, quando il giubileo pose drasticamente fine alla sua carriera. Come? Non è dato saperlo, quel che è certo che per un attore di appena 40 anni e con tanti successi alle spalle fu una battosta difficile da superare. I copioni cominciarono a scarseggiare, la voglia di proseguire latitava e le ultime sceneggiature assumevano i contorni di flop pazzeschi; pian piano, dunque, la buona stella di Eddie cominciò a spegnersi, con l’eccezione dell’Oscar sfiorato per “Dreamgirls” nel 2006. Attualmente Murphy si distingue per episodi mondani e poco altro, lontano da quei riflettori che lo hanno visto protagonista per due intere decadi. Non è mai esistita una legge scritta sulla velocità di ascesa e discesa nello star system del cinema americano, ma lui ne rimarrà l’esempio più lampante. Si riaccenderà la sua fiamma? L’arduo quesito lascia sconcertati i suoi fan.

Ammiratori che, invece, persistono da anni per Nicolas Coppola, in arte Cage, quasi al pari dei suoi detrattori, che lo considerano una bella statuina, il cine-oggetto di culto, un attore dallo strano talento. Partito in sordina nel suo percorso, pur rimanendo sempre nella Hollywood che conta anche grazie al nome di famiglia, Nicolas, che di anni ne ha 47, si è distinto per il suo stakanovismo. Ha raggiunto l’apice della fama a metà degli anni 90, con una serie di ruoli che gli hanno anche fruttato la statuetta per “Via da Las Vegas” o ruoli cult come il Castor Troy di “Face Off”. Poi la sua carriera, a differenza del collega sopraccitato, ha preso una piega commerciale, con vagonate di personaggi low cost, dal trash all’impegnato, che lo hanno incoronato come l’attore più impegnato sul set. Basta dare un’occhiata solo agli ultimi 12 mesi lavorativi, in cui ha sfornato ben sette pellicole che, considerato il tempo medio per girarne uno e imparare il copione a memoria, rendono praticamente impossibile una vita privata o, per meglio dire, lo rendono tutt’uno con i personaggi che interpreta e il suo volto impassibile sta lì a ricordarcelo. Da film a film. Se però questa è la piega da lui scelta per proseguire la carriera (e pagare i debiti onerosi) tanto di guadagnato per il cinema d’intrattenimento, auguriamo il meglio al signor Cage.

La questione, infatti, rimane un’altra e insoluta. Perché far arrivare sul tavolo tante proposte ad un attore famoso, ma poco incline alla selezione dei ruoli, mentre si accantona una giovane-vecchia star ancora molto amata? Se il discorso dovesse ruotare unicamente attorno alle bizze carattereriali, allora dovrebbero essere molte star del grande schermo a rimaner disoccupate.

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