Like crazy: recensione film

UN AMORE VISCERALE RACCONTANTO IN MANIERA SUPERBA SULLO SCHERMO

La più banale delle storie cinematografiche, raccontata con autentica freschezza, come un ombra onnipresente che mette a fuoco una storia complessa, turbolenta e perennemente in balia degli eventi. Trionfato all’ultimo Sundance Film Festival, come Miglior Film e per la Migliore Attrice Protagonista, Like Crazy si è finalmente mostrato al Festival Internazionale del Film di Roma.

Jacob ed Anna sono due giovani universitari, lei appassionata di scrittura e inglese, lui designer californiano, lei negli States per studio, con un visto in scadenza, e un contrastato amore sbocciato dal nulla. Un’acerba macchina a spalla, lunghe sequenze musicate e montate a ritmo forsennato, intensi primi piani, con occhi che parlano e sorrisi che raccontano, inquadrature strette per indagare l’intimità dei due innamorati, prima felici, poi distrutti, dubbiosi, speranzosi, poggiando l’intero film sulla bravura dei due protagonisti, ovvero un sempre più convincente Anton Yelchin e una sorprendente Felicity Jones.

L’alchimia tra i due è sconcertante, grazie anche ad una fotografia con pochi filtri, fredda e passionale, per un film che finalmente , evitando di portare in sala il solito happy ending , dipana un autentica e realistica versione di un rapporto a distanza, seppur profondo, capace di sbriciolarsi e affievolirsi sotto i colpi del tempo. Direi un film, godibile, originale nelle mise en scene, e con qualche sbavatura tecnica figlia dell’inesperienza, ma che osanna e celebra due giovani e ottimi interpreti e agio esplicitato nella narrazione da parte del giovane regista Drake Doremus.

Si potrebbe infine, decretare che il cinema indipendente Americano, conferma la propria presenza, rischiando e lanciando un giovane autore di 28 anni, un età che nel vecchio continente, significherebbe altri 10 anni di gavetta, un età che nel vecchio continente, significherebbe altri 10 anni di gavetta. 

Valentino Cuzzeri (4Fourzine ns.partner online!) 

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