The iron lady: recensione film

UN QUADRO DI PASSIONE E DEDIZIONE

La forza di The Iron Lady – oltre alla incredibile ed illimitata bravura di Meryl Streep –  è che, nonostante il tema,  rimane un film fortemente apolitico e oggettivo. Questo splendido tributo alla Thatcher di Phyllida Lloyd non prende parti, non elogia questo o quello schieramento ma riflette sull’importanza fondamentale della vera politica, della passione che spinge a lottare per la crescita del proprio paese. Si tratta di una ricostruzione storica imparziale, che non si sbilancia in valutazioni di natura ideologica.

Costruito a ritmo di daybyday e flashback, scandisce gli avvenimenti più rilevanti della vita della Thatcher, focalizzandosi sulle difficoltà, la lotta quotidiana ed il desiderio di emergere in una realtà politica chiusa e maschilista.

Un film sulla determinazione e sulla passione per la politica. Un quadro intenso teso a ricordare quanto un leader impegnato ed interessato alla crescita del paese sia fondamentale per dare uno scossone alla nazione. Mostra la difficoltà e la forza di questa donna nel prendere delle decisioni anche impopolari, tali da mettere a rischio la propria immagine e la propria stabilità.

Una donna che ha scelto di imparare l’arte della guerra, la dizione, il portamento, le leggi delle relazioni internazionali, per portare avanti il suo unico sogno: guidare il suo paese per renderlo migliore.

Nonostante la produzione americana, non si tratta di un ritratto romanzato, edulcorato o spogliato di dettagli scomodi: è reale. Anche la storia d’amore con l’imprenditore Denis Thatcher (il bravissimo Jim Broadbent), è credibile e non priva di ombre. Un marito presente, testardo e dispettoso che ha deciso di sposare la giovane Margaret per amore e per fiducia nelle sue doti politiche. Un uomo che, a volte messo da parte, soffrirà ma rimarrà paziente. Sempre vivo, anche  nelle allucinazioni che si manifestano a distanza di molti anni dalla sua scomparsa.

Tutto questo reso possibile da un’interpretazione incredibile. Vero, siamo tutti molto preparati alla grandezza di Maryl Streep, ma questa è senza dubbio una delle prove artistiche migliori della sua carriera. Non imita la Thatcher, non la interpreta, lei è la Thatcher. Riesce a trasmettere con maestria commovente, ogni sfaccettatura dell’animo di questa donna, volutamente tenuta a distanza da facili dichiarazioni di schieramento politico per dare spazio all’umanità del personaggio.

Una biografia fedele, un omaggio alla vita di una donna forte che ha indubbiamente cambiato la storia della politica europea.

La curiosità: la Streep riceverà l’Orso d’Oro alla carriera durante la Berlinale 2012.

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