Cesare deve morire: i taviani conquistano la berlinale

L’ULTIMO FILM DEI FRATELLI TAVIANI PRESENTATO AL FESTIVAL DI BERLINO RICEVE APPLAUSI UNANIMI 

Paolo e Vittorio Taviani sono la coppia di fratelli più importanti della storia del cinema italiano. La storia loro l’hanno fatta in sessant’anni di carriera. In concorso al Festival di Berlino c’è un solo film italiano, il docu-film Cesare deve morire, firmato dai due registi la cui lunga carriera non è mai caduta nella banalità. Gli applausi per questa ultima opera sono stati unanimi, anche da parte di giornalisti stranieri, che solitamente non si dimostrano grandi amanti delle pellicole italiane. Il film, prodotto da Kaos Cinematografica in collaborazione con Rai Cinema, uscirà in Italia il 2 marzo e sarà distribuito da Sacher.

L’esperimento che i due maestri hanno tentato (pare con grande successo) è quello di un laboratorio teatrale con i detenuti del braccio di massima sicurezza del carcere di Rebibbia che metteranno in scena l’omicidio dell’imperatore romano Giulio Cesare. Oltre alla tematica, è interessante anche la scelta estetica orientata verso l’uso congiunto di bianco e nero (per le scene che mostrano le prove dello spettacolo) e colore (per la rappresentazione vera e propria). 

L’opera apre anche la finestra della riflessione sulla condizione delle carceri odierne, soprattutto in queste ultime settimane in cui il nuovo governo ha varato il controverso decreto “svuota carceri”. «Il carcere di Rebibbia è diverso dalle carceri che si vedono nei film americani» spiega Vittorio Taviani; al suo interno ci sono uomini che hanno ancora voglia di vivere e di fare qualcosa e una cosa bella come l’arte non può che stimolarli e renderli migliori.

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