Pacchetto corti viola: recensione corti

PER LA PRIMA VOLTA AL DI FUORI DEI FESTIVAL, VIENE PROPOSTA UNA SERIE DI CORTI

Il cortometraggio, un formato ostile al mercato, che non trova una collocazione al suo interno. Non l’ha mai trovata, tranne forse per i cofanetti che però racchiudono le opere brevi di un determinato autore. Il corto singolo “non ha mercato”, dicono Alessandra Sciamanna e Daniele Silipo di Distribuzione Indipendente, società di distribuzione cinematografica nata nell’ottobre del 2011. La visibilità di un cortometraggio è infatti limitata esclusivamente all’ambiente festivaliero, una rosa di possibilità piuttosto ristrette che DINDI si propone di ampliare attraverso la diffusione di tre “pacchetti di corti” assemplati a seconda del tema: Viola: horror, thriller e fantascienza, Arancione: humor e commedia, Arcobaleno: animazione e sperimentazione.

Distribuzione Indipendente permette ai corti presentati di accedere al mercato nazionale, attraverso le sale che li proiettano (ormai in 15 regioni), e al mercato mondiale grazie alla piattaforma di distribuzione online Own Air (ad un prezzo inferiore al biglietto della sala il pacchetto può essere noleggiato e visto quante volte si vuole per 48 ore). In Italia la rilevanza dei corti sul mercato dell’audiovisivo è praticamente nulla per cui l’idea di “pacchetti di corti” è da considerarsi un esperimento vero e proprio.

Il Pacchetto Corti Viola si compone (in ordine) di:

Ultracorpo

è una particolarissima denuncia contro l’omofobia pensata in chiave horror/noir. La regia di Michele Pastrello ha un ritmo quieto, i movimenti di macchina sono ampi e lenti, si percepisce un rumore di fondo continuo. Degna di nota è la composizione delle inquadrature, esteticamente piacevole e dinamica. Mirco Sgarzi allestisce una fotografia molto bella, il punto di forza del corto, che contribuisce ad alimentarne l’atmosfera inquietante.

La città nel cielo

il breve racconto di fantascienza pura di Giacomo Cimini si presenta come un piccolo classico americano del genere, ma con qualcosa in più: personaggi grotteschi e situazioni divertenti. È incredibile come con pochi fondi si possa realizzare un corto a tema fantascientifico di questo livello; gli abbigliamenti e le ambientazioni sono davvero ben fatte, suggestive. Molto carine le citazioni dai cartoni animati, di cui si vedono gli influssi e le influenze.

Pathos

un giovane uomo è rinchiuso in una stanza, guarda uno schermo e sceglie le emozioni da provare in cambio di “crediti”. Dennis Cabella, Marcello Ercole e Fabio Prati adottano la fantascienza solo come pretesto per mettere in scena la metafora del rapporto che il pubblico odierno ha con il mezzo televisivo e gli effetti che provoca, mercificando le emozioni. Per tutta la durata del corto si prova un forte senso di disorientamento, di oppressione e di insopportabile ansia nell’immedesimarsi nello sfortunato protagonista che si ritrova chiuso (scopriremo per scelta) in un ambiente monocromatico, spento, sporco e acido. L’unico collegamento con l’esterno sembra essere uno schermo attraverso il quale la pubblicità da suggerimenti e impone stili di vita e di consumo. Altro che fantascienza.

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