Romanzo di una strage: recensione film

ROMANZO DI UNA STRAGE, CRONACA DI UN CASO CHE NON HA ANCORA TROVATO I SUOI COLPEVOLI

romanzo di una strage locandinaGENERE: drammatico

DURATA: 129′

DATA DI USCITA: 30 Marzo 2012

VOTO: 4 su 5

Marco Tullio Giordana è uno dei registi italiani contemporanei più apprezzati, tanto in Italia quanto all’estero. Il suo cavallo di battaglia è probabilmente il fatto che porta sul grande schermo storie di cronaca del passato prossimo del nostro Paese. Basti pensare a film come Pasolini, un delitto italiano, o I cento passi, o ancora La meglio gioventù. È uno dei pochi che riesce a raccontare i fatti in modo acritico, facendoti però capire qual è il suo punto di vista circa l’accaduto.

Romanzo di una strage, è il suo ultimo lavoro compiuto. Questa volta il regista si concentra nel primo periodo degli anni di Piombo: vengono narrate le vicende che hanno preceduto e seguito il clima caldo che ha portato allo scoppio della bomba a Piazza Fontana. Milano, 12 dicembre 1969. 17 vittime, 105 feriti. La storia ripercorre tutti i fatti salienti che vanno dalla preparazione dell’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, per passare ai presunti colpevoli ritrovati nella fazione anarchica (Giuseppe Pinelli in primis) e per concludersi con l’assassinio di colui che conduceva le indagini, Luigi Calabresi.

Il fatto che al giorno d’oggi la strage non abbia ancora dei colpevoli è uno dei motivi che hanno indotto Giordana a girare la storia. Ispirato all’inchiesta condotta da Paolo Cucchiarelli e pubblicata nel libro “Il segreto di Piazza Fontana”, il film vuole fare prepotentemente chiarezza su ciò che è accaduto. Questo lo si riscontra in piccoli dettagli inseriti nel corso degli eventi cinematografici ed emersi dai vari processi che si sono susseguiti negli anni.

Si parla di verità quindi, ma anche di finzione. Il regista infatti, demolisce le varie tesi (come per esempio il fatto che Pinelli abbia ricevuto un calcio di karate prima di cadere giù dal balcone della questura) o le avvalora secondo quella che lui ritiene sia la verità (come la teoria che Calabresi non fosse nella stanza nel momento in cui Pinelli precipita giù dal palazzo). “Piazza Fontana non può essere dimenticata, la verità va ricercata e detta”, queste le parole che ha pronunciato durante la conferenza stampa.

Va sottolineato come il film non contenga scene violente, nonostante la materia potesse richiederlo: le morti dei protagonisti vengono fatte vedere solo a colpo compiuto, e i cadaveri della strage vengono soltanto inquadrati da lontano. La scelta è stata pensata in vista del target di riferimento voluto per la pellicola. Questa, infatti, è rivolta specialmente alle nuove generazioni, ma anche a tutte quelle persone che sono ignare di ciò che è accaduto nella nostra storia più recente.

Unico piccolo neo del lavoro è il numero elevato dei personaggi. Lo spettatore deve stare con gli occhi puntati sullo schermo per tutti i 130 minuti del film, poiché basta perdersi qualche secondo e potrebbe essere apparsa una delle tante figure storiche della vicenda. Viste, però, le straordinarie interpretazioni degli attori – in particolare Valerio Mastrandrea nel ruolo del commissario Calabresi, Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, e Pier Francesco Favino che ormai sa recitare in tutti i dialetti italiani – il neo è veramente piccolo.

 

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