27 torino glbt film festival: sesto giorno

“PARADA” E “WU YAN” SONO GLI ULTIMI DUE FILM IN CONCORSO DI QUESTA EDIZIONE DEL FESTIVAL

Domani il 27 Torino GLBT Film Festival decreterà i suoi vincitori, ma intanto ancora molti film devono essere proiettati sul grande schermo del cinema Massimo, cuore pulsante della kermesse cinematografica dedicata al cinema a sfondo omosessuale. Oggi si conclude la proiezione di tutti i film in concorso al Festival. Le ultime due opere sono “Parada” di Srđjan Dragojević e “Wu Yan (Speechless)” di Simon Chung. Presentato alla Berlinale 2012, “Parada” racconta la strana vicenda di un gangster omofobo e un veterinario gay alleati per organizzare il Gay Pride a Belgrado. La commedia si ispira ovviamente a Kusturica e vuole essere politicamente scorretta, con un humor tutto balcanico, al momento apprezzato in tutto il mondo. “Wu Yan (Speechless)” di Simon Chung, che sarà presente in sala, narra della strana vicenda di un ragazzo francese ritrovato nudo e senza vestiti in un fiume della Cina meridionale. Il ragazzo non parla e stabilisce un rapporto solo con l’inserviente Jiang, che, per salvarlo dall’internamento, lo porta nel villaggio di suo zio. E proprio lì scopre quale doloroso segreto si nasconda nel passato dell’enigmatico straniero.

Nella sezione “Lesbian Romance, mai senza di te”, oggi sarà proiettato “Alles wird gut (Everything Will Be Fine)” di Angelina Maccarone, storia di umorismo e sensualità che segna un ottimo esordio alla regia per la Maccarone. In “Binari Documentari” verrà proposto “Vito” di Jeffrey Schwarz, che racconta la vita di Vito Russo, autore di “The Celluloid Closet (Lo schermo velato)”, primo saggio sulla rappresentazione di gay e lesbiche, diventato ormai un un libro di culto per il mondo GLBT. Un documentario ricco di testimonianze d’epoca su una figura cruciale del movimento per i diritti degli omosessuali negli USA, morto prematuramente di AIDS nel 1990.

Infine nel Focus sullo Sport saranno proiettati “Strákarnir okkar” di Róbert I. Douglas, storia di un campione di calcio islandese, arrogante e sicuro di sé, che rivela ad un giornalista di essere gay e che viene licenziato dalla squadra; e “Renée” di Eric Drath, racconto della prima atleta trasngender ad aver partecipato all’US Open di tennis, con la testimonianza di Martina Navratilova.

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