Cosa piove dal cielo: recensione commedia

IL FILM ARGENTINO RACCONTA UNA STORIA ASSURDA, SEMPLICE E BELLISSIMA

Diciamo basta con classe ed eleganza…non ne possiamo più. Basta con i titoli storpiati, basta col qualunquismo cinematografico, basta con l’embargo internazionale. Meno chiacchiere più fatti, meno cazzate più investimenti di qualità, da “Drive ad “Un Mondo Migliore”, non vogliamo più il contentino annuale, ma spalmati lungo la stagione dieci, cento, mille di questi racconti.

“Un cuento chino” (racconto cinese) è il titolo perfetto per un’Opera delicata e sentita, il pretesto agrodolce per raccontare una storia surreale e capire davvero…cosa piove dal cielo (titolo italiano). Una mucca in questo caso, protagonista involontaria e determinante che unisce la trama invisibile del destino e, con classe ed eleganza (bovina), riesce ad accomunare per un breve lasso di tempo due esistenze senza nulla in comune, due figure che si incrociano e si perdono in un attimo di grande umanità.

A ritmo di gag e sorrisi a mezza bocca, di momenti drammatici e situazioni inaspettate, così accade alla vita di Roberto (Ricardo Darin) che ha una ferramenta e una vita piattissima a Buenos Aires, e quella di Jun (Ignacio Huang), un cinese con una vicenda incredibile alle spalle. Proprio una di quelle che colleziona il protagonista, due personaggi distanti linguisticamente, ma allo stesso tempo burattini di un racconto più grande, figure su cui si focalizza, con classe ed eleganza, la mano del regista per pennellare un’umanità imprevedibile e bellissima pur nella sua semplicità.

Sebastián Borensztein si diverte a dipingere una tela così ben scritta e diretta, nonostante qualche piccolo momento poco oleato, che il suo volto al Festival del Film di Roma non nascondeva la completa sorpresa all’annuncio della vittoria. Piccolo budget, ma grande potenza espressiva per il suo film, centrato su quell’Argentina interraziale e socievolissima, popolata da italiani e cinesi che sono diventati una comunità necessaria per risollevarne le sorti di grande paese sudamericano.

Scenario perfetto per giocare una partita surreale e disincantata che, partendo dalla commedia degli equivoci, vuol citare i grandi classici di Buster Keaton, riletti in un’ottica di disagio sociale e accennata con una delicatezza incredibile. Uno di quei racconti cinesi, appunto, che dietro l’apparenza nascondono un messaggio potente e una morale di saggezza destinata a rimanere impressa nella mente. Con classe ed eleganza. 

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