Padroni di casa: recensione

DELUDE LA SECONDA PELLICOLA GIRATA DAL REGISTA EDOARDO GABBRIELLINI

GENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 2 ottobre 2012

Sicuramente Edoardo Gabbriellini è noto ai più per essere stato il protagonista di Ovosodo, film che nel 1997 consacrò Virzì al grande pubblico e che resta famoso per la frase finale, detta dall’attore stesso, “chi lo sa, forse sono rincorbellito del tutto, o forse sono felice…a parte quella specie di ovo sodo dentro, che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico…”.

Dopo quella comparsa sul grande schermo Gabbriellini ha continuato la sua carriera da attore in ruoli minori tra fiction e cinema fino a decidere, nel 2003, che il suo reale ruolo sul set era dietro la macchina da presa.

Padroni di casa, presentato allo scorso Festival di Locarno, è il secondo film diretto dal regista livornese racconta la storia di Elia (Elio Germano) e Cosimo (Valerio Mastrandrea) due fratelli, il primo succube del secondo ex alcolista, che di mestiere fanno i piastrellisti e che vengono ingaggiati da un cantante, Fausto Mieli (Gianni Morandi), che per dieci anni è stato lontano dalle scene a causa della grave malattia della moglie (Valeria Bruni Tedeschi). L’arrivo dei due fratelli nel piccolo paesino sull’Appennino Tosco Emiliano crea non poco scompiglio negli abitanti del luogo già infastiditi dalla presenza del cantante.

La prima pecca, ma non l’unica, del film sta nel cast: pur facendo un ruolo che sulla carta avrebbe dovuto essere consono all’attore, cantante e presentatore il buon Gianni risulta poco credibile nella parte della star che vive il dramma di una moglie disabile e che decide, alla fine, in un atto egoisticamente lucido di preferire il suo ritorno sul palco a lei.

Per gran parte dei 90 minuti della pellicola, nonostante ingenue pecche di regia e inutili inquadrature che spezzano inutilmente il ritmo del film, il lungometraggio viene tenuto in piedi unicamente dalla bravura e dal feeling della coppia Germano/Mastrandrea e dalla grandezza attoriale di Valeria Bruni Tedeschi. Nonostante la grandezza degli attori il finale però lascia perplessi cambiando violentemente l’andatura della story line e rendendo incoerente la sceneggiatura che porta anche la firma di Mastrandrea.

Un film pretenzioso che tocca più temi e che si conclude quasi come una sorta di splatter all’italiana.

L’ovosodo che a Gabbriellini non va né su né giù e che gli fa compagnia come a un vecchio amico, stavolta, l’ha consigliato decisamente male.

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