Ted: recensione

L’OPERA PRIMA DEL REGISTA DEI GRIFFIN SI DESTREGGIA DISCRETAMENTE TRA CINISMO DISSACRANTE E SCIVOLONI SENTIMENTALI

GENERE: COMMEDIA    

DATA DI USCITA: 4.10.2012

Ted è un orsacchiotti di pezza. Ma tenete a bada l’impulso di abbracciare il suo corpo morbido da peluche perchè la sua personalità è tutt’altro che coccolosa. Ted è infatti un orsetto atipico, ama portarsi a letto belle ragazze, fare uso di stupefacenti e usare un linguaggio particolarmente volgare. 

L’opera prima da regista di Seth McFarlane, autore di serie culto tra cui spiccano I Griffin, sembra un incrocio abbastanza ben riuscito tra una favola natalizia e una commedia demenziale. 

Un bambino senza amici esprime il desiderio di far diventare vivo il suo orso di pezza e viene accontentato. 35 anni più tardi si rivelerà uno scavezzacollo eterno Peter Pan che metterà nei guai il bambino cresciuto, interpretato da Mark Wahlberg. Con il risultato di trovarsi davanti una di quelle tipiche commedie in cui il migliore amico tronca le ali al protagonista creando problemi su problemi, solo che stavolta lo farà da pochi centimetri d’altezza. 

L’idea più geniale, che ricorda da vicino più di un personaggio creato da McFarlane, sta proprio nel non trovare assolutamente niente di anormale nel fatto che un peluche parli, cammini liberamente e abbia una propria ratio. Anzi, Ted ha avuto anche il suo momento di celebrità che è culminato con la copertina da protagonista nella celeberrima rivista Rolling Stone. 

Altro punto di forza del film è proprio il costante riferimento alla cultura pop degli ultimi decenni, specie di quella anni ’80, grazie a continue citazioni di film, programmi tv e persone dello spettacolo, che aiuta lo spettatore ad ambientarsi nella storia e non trovarla poi troppo surreale, rendendolo un film adatto ad un target ampio che spazia dai 15 ai 35 anni. 

Il riferimento al mondo reale non è la sola caratteristica che McFarlane si porta dietro dalle sue serie tv. Le citazioni autoreferenziali sono innumerevoli – sottolineate ancora di più dalla presenza sul set di Mila Kunis, qui fidanzata del protagonista, famosa per doppiare Meg, la figlia sfidata di Peter Griffin – e l’umorismo al vetriolo e dissacrante che si fa beffe delle convenzioni cinematografiche è presente per la maggior parte del tempo. 

Purtroppo la pecca peggiore del film sembra proprio la difficoltà che il regista ha avuto dal distaccarsi dal mondo della tv. Ted più che un film lungo e omogeneo sembra diviso in più episodi, complice i numerosi generi che il regista ha voluto sondare. Ad una prima parte sboccata ed estremamente più divertente si contrappone una dark con toni drammatici, che non rendono la pellicola particolarmente fluida. Si può scusare la scelta per la difficoltà che si incontrano portando avanti una storia per qualche verso banale senza scivolare nel noioso ma terminato il film la sensazione di aver visto due mini episodi della stessa serie TV non può essere messa a tacere. 

Ciò nonostante Ted è un film gradevole, che riesce a strappare sia risate di gusto che qualche lacrima, specialmente se siete persone sensibili. Un risultato raggiunto grazie ad un buon cast, sia la Kunis che Wahlberg  si muovono molto a loro agio sul set, e a numerosi camei di alto valore che seppur brevi impreziosiscono la pellicola, due fra tutti il protagonista di Flash Gordon, Sam J. Jones e Ryan Reynolds.

Ma il riconoscimento più grande va proprio a Ted, l’unico o quasi nella storia che riesce ad avere un suo percorso interiore, a crescere, risultato quasi mai raggiunto nelle commedie demenziali e che, nonostante le raccomandazioni iniziali, infonde l’impulso irresistibile di abbracciarlo stretto durante una notte di tempesta. 

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