Venezia 69: no quiero dormir sola – recensione

UN AMARO CONFRONTO TRA DUE GENERAZIONI NEL BUON ESORDIO DELLA REGISTA MESSICANA

GENERE: Commedia drammatica

Da un bel po’ si dice che il cinema messicano vive un periodo positivo. A osservare il panorama delle uscite internazionali in Italia non si direbbe, ma nei festival la situazione è ben diversa. Molti registi giovani riescono a raccontare storie attuali, personali o non, ricorrendo a scelte estetiche talvolta notevoli. Il caso più noto è Inarritu, ma ce ne sono ancora altri le cui opere nella nostra penisola non riescono mai a vedere la luce. L’opera prima della regista messicana, in passato produttrice, Natalia Beristain No quiero dormir sola testimonia lo stato di salute di un cinema che sa osare e pur, con qualche imperfezione, regala situazioni che si vedono raramente sul grande schermo.

Amanda è una ragazza incapace di trattenere rapporti duraturi con un uomo, in compenso cerca di passare ogni notte con qualcuno per la paura di dormire sola. Un giorno arriva la notizia che la nonna malata di Alzheimer e alcolista Dolores non è più capace di mantenersi a casa propria e viene trasferita in un ospizio. Convinta di essere ancora una grande attrice come in passato, dovrà confrontarsi con la nipote: le due, nonostante le differenze di età, scopriranno che in fondo non sono così diverse l’una dall’altra ritrovando la grinta che avevano perso da tempo.

La pellicola passata nella Settimana Internazionale della Critica è difficile da catalogare. Presenta momenti che strappano il sorriso, se non qualche risata, ma generalmente si avverte un certo disagio nel racconto della malattia della protagonista. La giovane regista evita abilmente la caduta nel melodramma, mantenendo una lucidità non da poco: vediamo il tutto dal punto di vista della ragazza, lentamente sempre più attratta dall’universo della nonna, che è anche quella casa ricca di fotografie e souvenir di un passato glorioso, ma anche di bottiglie lasciate negli angoli e polvere. Sembra che la Beristain conosca bene l’ambiente trattato: non a caso è tutto basato su un’esperienza personale ed è da ammirare la volontà di elaborare un lutto personale attraverso il cinema.

Certo, non tutto è perfetto. Talvolta il ritmo arranca e, specialmente nella prima parte, notiamo una certa indecisione nella sceneggiatura sulla direzione da prendere. Ma sono pochi i film che raccontano il decadimento mentale e fisico della vecchiaia, in modo poetico e sincero come questo.  

 

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