30 tff – present tense: recensione film

UNA DONNA SOLA, UN SOGNO DI FUGA… DALLA TURCHIA UN FILM SUL PRESENTE, GUARDANDO AL FUTURO

Belmin Söylemez porta in concorso alla 30esima Torino film Festival il suo Present tense, che, per la tematica trattata, partecipa anche al Premio Cipputi, premio storico della kermesse torinese assegnato dalla giuria al miglior film che tratta la tematica del lavoro. Present Tense racconta la storia di una giovane donna turca, divorziata e senza lavoro, che per per sopravvivere decide di fingersi una esperta nella lettura delle tazzine del caffè. Mina, questo il nome della protagonista, è talmente convincente che riesce a trovare lavoro in un locale. Comincia così una nuova vita, nonostante non abbia doti mistiche, e, predicendo il futuro alle sue clienti, dà sfogo alle sue ansie, paure e frustrazioni. Sì, perché il sogno più grande di Mina è quello di riuscire ad ottenere un visto per emigrare negli Stati Uniti d’America.

Attraverso la sua protagonista, una donna (adesso) libera che cerca di dare la giusta direzione al suo impreciso destino, la regista turca Belmin Söylemez dà voce a tutte le donne turche, in quel desiderio di emancipazione femminile, che guarda al mondo occidentale, forse non comprendendone appieno le contraddizioni. Present Tense è una elegia silenziosa, un racconto toccante, empatico, che porta alla ribalta una regista che è soltanto alla sua opera seconda.

Un film di dialoghi in cui il dialogo tra persone sconosciute è fondamentale e manda avanti la vicenda; ma anche un film sul futuro, non solo per la previsioni di Mina su una tazzina di un caffè, ma anche, per estensione, sulla Turchia stessa, che come si sa è un paese che al momento si trova ad un bivio: scegliere la modernità o restare legato alle proprie tradizioni?

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