Les misÉrables: recensione film

CONVINCE A TRATTI IL FILM TRATTO DAL MUSICAL DI SUCCESSO

GENERE: musical

DATA DI USCITA: 31 gennaio 2013

Liberamente ispirato al romanzo di Victor Hugo, dopo il successo planetario del musical omonimo, arriva nelle sale l’ultimo rifacimento cinematografico de I Miserabili. Tom Hooper, fresco del successo e dell’Oscar per il Discorso del Re, sale al timone di comando di questo progetto ambizioso e ci propone la sua visione aggiornata di un classico senza tempo e sempre attuale.

Un’operazione complessa e non senza rischi tanto per il genere musical con cui il regista decide di confrontarsi senza alcuna esperienza, tanto per il nutrito cast e le aspettative alimentate nell’anno di lavorazione. Aspettative che come spesso accade vengono in parte disattese anche per questo film.

Disattese perché pur colpendo per spettacolarità e bravura di alcuni interpreti, ai titoli di coda rimane come un senso di incompiuto e di disappunto per un potenziale infinito sfruttato non a dovere. Hooper si limita al “compitino” indugiando a lungo su una serie infinita di primi piani dimostrando un senso di venerazione eccessivo per gli interpreti che si trova a dirigere. Lasciando poco margine a quel cinema visionario e mirabolante su cui Baz Luhrmann ha fondato il suo successo (e chissà cosa avrebbe potuto costruire se avesse gestito questo progetto).

Di sicuro il suo merito è quello di dare risalto e spessore alle prove, attoriali e canore, di una sorprendente Anne Hathaway e di uno strepitoso Hugh Jackman. L’australiano, già ammirato in queste vesti a Broadway, si conferma cavallo di razza nel ruolo di Jean Valejan, protagonista principale di questa storia che attraversa oltre vent’anni di esistenza sullo sfondo della Francia e della Parigi della metà dell’ 800.

Incarcerato per aver rubato del pane, Valejan affronterà dopo la sua uscita di galera una lunga strada di redenzione e salvezza, braccato dall’ispettore di polizia locale nocnhè suo secondino nel periodo in carcere: il perfido Javert (Russel Crowe). Valejan incontrerà sulla sua strada la poverissima Santine (Hathaway) e venuto a sapere della sua malattia e della morte imminente, la salverà dal carcere e le prometterà di prendersi cura della giovane figlia Cosette; affidata anni prima ad una coppia traffichina di locandieri di Montfermiel.

Proprio l’attrice de Il diavolo veste Prada, in un anno di grazia per la sua carriera, emerge come la vera sorpresa di questo film prodigandosi in maniera superba nel lungo e bellissimo piano sequenza che segue il suo assolo: uno dei momenti più riusciti e coinvolgenti delle oltre due ore di proiezione.

Sul finale il film ripropone grazie ad un salto temporale nelle storie dei protagonisti, una Cosette ormai maggiorenne (Amanda Seyfried) ed innamorata di Marius, un giovane studente che lotta, insieme ad altri rivoluzionari, per la costituzione della Repubblica. Un periodo decisivo della storia del paese di origine di Hugo, e forse dell’umanità intera, per la sua rivendicazione dei principi fondamentali dell’uomo. Uomo protagonista indiscusso di questa storia per un messaggio di speranza e di lotta per il cambiamento quanto mai attuale.

Adattato dalla penna di William Nicholson (Viaggio in Inghilterra, Il gladiatore) e accompagnato dalle musiche vibrantii di Claude-Michel Schönberg, Les Misérables rimane comunque un bel film che avrebbe potuto dare di più al pubblico e che forse tra qualche anno ricorderemo soprattutto per le statuette d’orate che avrà fatto vincere ai suoi protagonisti.

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Onnivoro cinematografico e televisivo, imdb come vangelo e la regia come alta aspirazione.
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