Berlinale 2013: bilancio del festival

BUONI FILM, TANTE DONNE E POCHISSIMA ITALIA

Tutto sommato si può essere soddisfatti di questa 63ma edizione della Berlinale dove molti film sono stati dignitosi, altri addirittura notevoli: forse il concorso poteva fare a meno solo di The Necessary Death of Charlie Countryman.

Gli altri tre film americani (Van Sant, Soderbergh e Gordon Green) si sono rivelati molto buoni in particolare Soderbergh con Before Midnight ha chiuso egregiamente la trilogia.

L’Orso d’Oro alla fine è andato al film del rumeno Călin Peter Netzer con Child’s pose con la sua protagonista madre iper-protettiva.

La Berlinale è stata donna quest’anno, con una spiccata prevalenza per quelle oltre i 50 o addirittura ultra sessantenni, al punto che per l’assegnazione dell’Orso d’Argento alla migliore interprete la giuria ha scelto proprio una di loro ovvero la Paulina Garcia di Gloria.

L’Orso d’Argento maschile invece è andato a chi ha interpretato se stesso in An Episode in the Life of an Iron Picker ovvero Danis Tanovic.

Oltre le donne anche molti i temi ad alto gradiente politico, tradizionalmente presenti alla Berlinale, sono stai presenti in questo Festival: chiesa e omosessualità, bullismo e tortura, mortificazione della libertà di espressione, malasanità, discriminazione sociale, speculazione sul territorio.

Poca Italia, ma questo lo sapevamo, e forse dopo la vittoria dello scorso anno dei fratelli Taviani con Cesare deve morire è stato anche un atto di dignità vista la mediocrità delle nostre pellicole durante quest’ultimo periodo. Accontentiamoci della gran figura che abbiamo fatto grazie a Giuseppe Tornatore e al suo La migliore offerta nella sezione Berlinale Special e prepariamo lungometraggi degni di nota per il prossimo anno. Il cielo sopra Berlino sarà sempre qui ad aspettarci.

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