Just like a woman: recensione film

L’ON THE ROAD CON SIENNA MILLER TRA I PEGGIORI VISTI NEGLI ULTIMI TEMPI 

GENERE: Drammatico

USCITA IN SALA: 7 marzo 2013

Sono vari i film che analizzano l’amicizia tra due personaggi femminili appartenenti a etnie diverse. Solo di recente ci sono stati i casi di Captive dove Isabelle Huppert interpretava una missionaria francese presa in ostaggio assieme ad alcune infermiere filippine con cui riusciva a scambiare brevi momenti di tenerezza o Il figlio dell’altra in cui viene suggerito un legame tra due madri provenienti da due paesi in lotta da decenni, Israele e Palestina.

Ora arriva l’opera del tre volte candidato al premio Oscar (!) Rachib Bouchareb che appare come un totale buco nell’acqua rispetto alle opere sopra citate: a differenza di queste, Just Like a Woman risulta totalmente privo di un’idea di cinema e sembra avvicinarsi di più al linguaggio di certa televisione di bassa lega tanto cara al cinema italiano piuttosto che a quello della settima arte.

Marylin e Mona, due ragazze diversissime, una inglese, l’altra immigrata mediorientale decidono dopo i drammi subiti nella loro vita di lasciarsi tutto dietro e cominciare a viaggiare e a fare la danza del ventre in giro per locali, fino al giorno in cui Marylin dovrà fare l’audizione che potrà determinare il suo futuro…

Ovviamente non si tratta di un film sulla danza, sul genere di Step Up e cloni. E per una volta mi ritrovo a dire che se fosse appartenuto a quel filone, il film di Bouchareb sarebbe stato certamente meno frustrante. Già dall’inizio uno storce il naso ascoltando un doppiaggio da ‘pomeriggio su rete 4’, ma di fronte a immagini della provincia statunitense sporca e grigia uno vuole credere di trovarsi a un dramma sociale Serio. Passano pochi minuti però e ci si inizia a rendere conto che quel doppiaggio così asfittico e senza alcun carattere ben si adatta per una volta a personaggi scritti con l’accetta che non hanno alcuna presa sullo spettatore. Non basta dunque la grazia di Sienna Miller –ragazza che aveva tutte le carte per diventare una star, ma non ce l’ha mai fatta- a trascinare il pubblico.

Quando si gira un dramma on the road servono storie vissute, forti che possano conquistare lo spettatore con l’aiuto di una tecnica registica all’altezza. Qui purtroppo sembrano assenti sia una buona sceneggiatura che una messinscena degna di questo nome. Il tutto si appiattisce su situazioni già viste o peggio talmente poco credibili da gridare alla gran seccatura. 

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