Mea maxima culpa-silenzio nella casa di dio: recensione documentario

IL PREMIO OSCAR ALEX GIBNEY DIRIGE IL DOCUFILM CHE NON NASCONDE GLI ABUSI SESSUALI SUI MINORI DELLA CHIESA

GENERE: documentario

DATA DI USCITA: 20 Marzo 2013

Confiteor Deo omnipotenti et vobis, fratres, quia peccavi nimis cogitatione, verbo, opere, et omissione mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor beatam Mariam semper Virginem, omnes Angelos et Sanctos, et vos, fratres, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.

Misereatur nostri Omnipotens Deus et, dimissis peccatis nostris, perducat nos ad vitam aeternam. Amen.

Così recita il Confiteor la preghiera penitenziale con la quale si confessano i propri peccati. Ed è proprio la frase emblema della confessione Mea maxima culpa che il documentarista americano premio Oscar nel 2012, Alex Gibney, ha usato come titolo del suo docu-film che indaga e confronta i casi di pedofilia clericale in Usa e in Europa completando aggiungendo a essa il più agghiacciante dei sottotitoli: Silenzio nella casa di Dio.

C’è qualcosa di atroce che lega indissolubilmente Terry Kohut, Gary Smith, Pat Kuehn e Arthur Budzinski: la loro infanzia è stata rovinata dall’incontro con Padre Lawrence Murphy che dal 1950 al 1974 ha abusato di oltre 200 bambini audiolesi tra i quali i quattro, ora uomini, che hanno deciso di raccontare la loro storia innanzi alle telecamere di Gibney.

Protetto dal suo abito talare e dalla Chiesa stessa, che nonostante le numerose denunce non ha mai fatto nulla per porre fine allo scempio che, dal racconto dei quattro uomini dalla fanciullezza spezzata avvenivano sovente tra ufficio, dormitorio e confessionale, Padre Murphy non ha mai subito alcun processo ed è morto, come è ingiusto che sia, in pace.

Partendo dalle storie di Terry, Gary, Pat e Arthur e dagli Stati Uniti il cineasta americano da voce a moltissime vittime facendo il giro del mondo e argomentando il dossier di oltre diecimila pagine presentato alla Corte penale internazionale dell’Aja dalla SNAP (Survivors Network of those Abused by Priests) e dalla Ong americana Center for Costitutional rights. Destinatari dell’accusa di “crimini contro l’umanità per aver coperto i reati di pedofilia”, il Vaticano, i suoi vertici e Papa Benedetto XVI, che anche dimissionario potrà contare sull’immunità diplomatica in base alle norme dei Patti Lateranensi.

La SNAP giudica Joseph Ratzinger colpevole di non aver mai preso provvedimenti seri contro gli esponenti del clero che hanno abusato dei bambini e di essere firmatario dell’epistola De delicti gravioribus, che informa sulle procedure da adottare nei casi di pedofilia clericale. In quella lettera si ribadisce il vincolo del segreto pontificio da mantenere durante la procedura investigativa e processuale pena la scomunica.

Silenzio quindi è la parola d’ordine ed è in quel silenzio che gli abusi hanno mietuto altre vittime.

Passando dalle testimonianze reali di chi è stato abusato alla ricostruzione degli avvenimenti con grande maestria nel lavoro di Alex Gibney non vi è alcuna voglia di stigmatizzare la Chiesa ma solo quella di raccontare l’oggettività dell’accaduto collaudando il tutto da una forte documentazione che lascia basito lo spettatore ma che allo stesso tempo ha il grande merito, almeno per il tempo di un documentario, di spostare dall’ombra del silenzio una realtà che va affrontata e condannata. La pedofilia è un crimine. Ovunque.

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