Non aprite quella porta 3d: recensione film

ARRIVA NELLE SALE IL PREQUEL DELLA PELLICOLA DEL 1974

GENERE: horror

DATA DI USCITA: 28 Febbraio 2013

“Il film che state per vedere è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani, in particolare a Sally Hardesty e a suo fratello invalido Franklin. Il fatto che fossero giovani rende tutto molto più tragico. Le loro giovani vite furono spezzate da eventi così assurdi e macabri che forse neanche loro avrebbero mai pensato di vivere. Per loro, un’idilliaca gita pomeridiana estiva si trasformò in tragedia. Gli avvenimenti di quella giornata portarono alla scoperta di uno dei crimini più efferati della storia americana”.

Così si apriva il lungometraggio di Tobe Hooper nel 1974 Non aprire quella porta.

Con  Non aprite quella porta 3D, John Luessenhop, prosegue la storia della famiglia Sawyer, riprendendo da dove il film diretto da Hooper  ci aveva lasciati.A Newt, in Texas, decine di persone spariscono senza lasciare traccia e i sospetti dei cittadini ricadono sui Sawyer,proprietari di un mattatoio locale,per poi venir confermati  quando una donna fugge dalla loro casa dopo gli assassinii dei suoi quattro amici. Di conseguenza una folla di cittadini infuriati uccide fino all’ultimo membro della famiglia. O  così credevano di aver fatto…molti anni dopo una ragazza di nome Heather scopre  di aver ereditato una tenuta in Texas da una nonna che non sapeva di avere.Si reca sul posto con alcuni amici e li incontra il suo avvocato che le consegna una lettera dell’anziana defunta con su scritte delle istruzioni da seguire.

Prima di aprire la lettera Heather e i suoi amici si imbattono in un altro Sawyer sopravvissuto all’insaputa di tutti. La ragazza è quindi costretta a fare i conti con un passato che non immaginava potesse appartenerle.

L’effetto 3d non pienamente sfruttato unito ai moltissimi buchi della sceneggiatura ,fa rimpiangere, e non poco, l’originale pellicola degli anni 70′. Più splatter che horror il finale di questo sequel fa presagire di trovarci davanti all’inizio di una nuova saga lasciando, come uica e magra consolazione, la speranza che non sia così.

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