La casa: recensione

IL REMAKE DI FEDE ALVAREZ FUNZIONA SIA COME OMAGGIO ALL’ORIGINALE CHE COME REINVENZIONE DEGLI STEREOTIPI DI GENERE

GENERE: Horror

USCITA: 9 maggio 2013

Quando era giunta la voce che si stava preparando un remake de La casa, molti avevano storto il naso, compreso il sottoscritto. Solo negli ultimi anni avevano tentato di rifare alcuni classici del cinema horror, con risultati alquanto disastrosi: basti pensare ai remake di La cosa e The fog. D’altra parte registi come Rob Zombie e Alexandre Aja con i loro rifacimenti di Halloween e Le colline hanno gli occhi hanno saputo prendere come riferimento le opere di partenza per farne dei film non innovativi, ma che nel loro piccolo avevano saputo dare un omaggio come si deve a delle perle del genere, riaggiornando alcuni elementi e riuscendo ancora a terrorizzare lo spettatore. Fede Alvarez fa di più: prende il capolavoro di Sam Raimi, per sovvertirne il contesto, lasciando intatti alcuni ‘topoi’ della vecchia saga, come l’idea di alcuni ragazzi chiusi in una casa e le soggettive del demone, e stravolgendo il resto.

La cosa interessante è che ora i protagonisti non sono più in vacanza in campagna per un weekend di puro divertimento come nel film originale, ma si ritrovano nel cottage per appoggiare la protagonista Mia ad uscire dalla tossicodipendenza. Quando uno di questi trova un vecchio libro nella cantina e ne recita alcuni passi ad alta voce, inavvertitamente risveglia un vecchio demone che se la prenderà proprio con la donna, ora più debole che mai, per una notte da cui sarà difficile uscirne vivi…

Dopo i primi cinque potentissimi minuti, viene data una presentazione alquanto stereotipata dei personaggi: li abbiamo già individuati per bene, c’è la debole e al tempo stesso la più sensibile riguardo presenze oscure, la coraggiosa, la bionda ingenua, poi tra i maschi abbiamo il fusto della situazione e il secchione con gli occhiali. Vogliamo già sbuffare, ma al tempo stesso stiamo comodi in attesa che a questa ‘carne giovane’ venga fatto quel che va’ fatto.

E il sangue non tarderà a scorrere, per il male dello stomaco dello spettatore: difatti alcune scene sono veramente disgustose e i più sensibili sentiranno ben presto la sensazione di uscire dalla sala, anche se quando ci si alza al buio potrebbe capitare qualcosa di ben più traumatico. Meglio stare comodi e soffrire per bene, grattandosi la testa, tenendosi la pancia e poi al momento opportuno ridere, quando il peggio è ormai passato… oppure no? Ad ogni modo il fatto che la pellicola a tratti si prenda poco sul serio (“Sta perdendo molto sangue” “Va’ a prendere acqua e zucchero, presto!”) segna già un punto a favore del riuscito remake.

Insomma Fede Alvarez, anche se alla sua opera prima, sa come tenere attaccato alla poltrona il suo pubblico di riferimento e tra spargimenti di sangue vari farà la gioia dell’appassionato di horror vero, che non si dimenticherà mai della trilogia originale di Raimi (di cui noi aspettiamo il quarto capitolo), ma allo stesso tempo sa che giovani generazioni di registi sapranno rendergli il giusto omaggio, come il giovane Alvarez capace di introdurre nell’arco della pellicola delle soluzioni estetiche che magari al regista dei film di riferimento non sarebbero mai venute in mente. Il buon Raimi avrebbe agito diversamente, forse ancora meglio, ma per il momento non ci sentiamo di lamentarci, anzi.

Messaggio per i veri fan: restate fino alla fine dei titoli di coda. Il bello a quanto pare deve ancora arrivare…

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