Razzabastarda: pro e contro

LA REDAZIONE SI CONFRONTA SUL PRIMO FILM DIRETTO DA ALESSANDRO GASSMAN

Tratto dall’opera teatrale Cuba and his Teddy Bear, Razzabastarda racconta del rapporto irrisolto tra Roman (Alessandro Gassman), spacciatore rumeno di madre zingara e Nicu (Giovanni Anzaldu) suo figlio appena maggiorenne che vive, nei confronti del genitore, una sorta di amore odio che da una parte lo porta a vergognarsi delle sue origini e dall’altra, inevitabilmente si ritrova a imitarlo.

La redazione, che ha avuto l’opportunità di vedere in anteprima la pellicola, si confronta:

QUALI SONO LE PECCHE DELL’ESORDIO DI GASSMAN?

GIANLORENZO LOMBARDI: L’opera prima dell’attore di Caos calmo si presenta formalmente interessante con una messinscena curata e un bianco e nero ricco di contrasti, scelta estetica poco utilizzata nel cinema italiano contemporaneo. Il fatto è che dopo una prima parte di grande effetto, il film gira attorno alle stesse tematiche (la condizione degli immigrati nelle periferie romane, il rapporto padre-figlio dei due protagonisti) senza particolare inventiva e dopo un certo punto si accascia, per poi riprendersi nel finale.

SANDRA MARTONE: Non ho trovato grandi pecche nell’opera prima di Alessandro Gassman sia dal punto di vista della sceneggiatura che da quello della regia. Il film racconta una storia e per forza di cose alcuni punti sono meno avvincenti di altri. La grande novità di questa pellicola, oltre all’utilizzo estetico e, dal mio punti di vista anche metaforico, del bianco e nero è la mancanza di inutili buonismi e di retorica ma, prima di tutto, la mancanza di un riscatto morale.

QUALE PUBBLICO POTREBBE CONQUISTARE?

GL: Razzabastarda sembra rivolgersi principalmente ai giovani, in particolare quelli in cerca di un film violento su droga, prostituzione e criminalità. Peccato che questi dopo il fomento iniziale cominceranno dopo una buona mezz’ora a sbadigliare a più non posso… e a ragione. Agli altri capiterà pressappoco la stessa cosa.

SM: Dagli adolescenti in poi chiunque potrebbe essere uno spettatore tipo di Razzabastarda e di certo il film non si rivolge affatto a un pubblico alla ricerca del film violento basato sulla malavita. La realtà che il lungometraggio descrive va molto oltre e pone al centro della storia un rapporto padre figlio, ovviamente portato all’eccesso, ma non dissimile nelle fondamenta a qualunque altro.

PERCHÉ PAGARE IL BIGLIETTO?

GL: Il film non è mediocre come gran parte delle pellicole italiane che in questo momento stanno occupando le sale e una visione al cinema la meriterebbe, se uno vuole saperne di più su tematiche quali l’integrazione e il razzismo. Ma viste le aspettative e le ambizioni il film sa tremendamente di occasione persa…

SM: Perché è un film diverso dagli altri film italiani. Privo di abbellimenti morali e squisitamente politicamente scorretto.

Gianlorenzo Lombardi

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