Venezia 70: incontro con Terry Gilliam in concorso con Zero dark Theorem

“IL  MIO FILM E’ UNA RIFLESSIONE SUL MONDO VIRTUALE. ANCHE IL MOTO DI RINNOVAMENTO DELLA PRIMAVERA ARABA E’ NATO DA INTERNET”

E’ in concorso alla settantesima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia The zero theorem, il nuovo lavoro di Terry Gilliam che, dopo Brazil, ritorna alle suggestioni fantascientifiche dirigendo un lungometraggio ambientato in un ipotetico futuro dove un  eccentrico e solitario genio del computer (Christoph Waltz), afflitto da angoscia esistenziale, lavora a un misterioso progetto che mira a scoprire una volta per sempre il fine dell’esistenza umana, o l’assenza di esso. Ma soltanto nel momento in cui conosce la forza dell’amore e del desiderio riesce a comprendere la ragione autentica del suo essere. Il lungometraggio è una metaforica riflessione su quanto la tecnologia e l’uso e l’abuso della rete abbiano cambiato i rapporti umani.

Secondo lei è un azzardo dire che The zero dark Theorem rappresenta il terzo di una trilogia iniziata Brazil e proseguita con L’esercito delle dodici scimmie?

Non lo so sinceramente, non penso mai in questi termini, apparirei più intelligente di quanto sono se rispondessi di si. Dico solo che Brazil è un film del 1984 che rappresentava una società futuristica in cui io riflettevo. Questo film invece mi ha fatto riflettere sul presente, sui nostri giorni, era questa la mia intenzione. Riflettere sul nostro mondo virtuale, internet, il nuovo modo di comunicare. Per poi pensare al futuro: il modo migliore per guardare al futuro è non scordarsi del passato.

Il protagonista riduce tutto a “zero”, è un modus idealistico di vedere il nostro reale?

Bah, non so se lui sia un idealista. Lui è semplicemente un lavoratore ingabbiato come gli altri, che si chiede come tutti: cosa faccio? Il mondo delle attuali multinazionali instilla una sola fede: la tecnologia. E oggi la cosa che mi dà molto fastidio è che si è tornati ad aver paura di fare domande.

Il suo film abbraccia una dimensione molto privata, lasciando un po’ fuori la dimensione politica ed economica odierna, lo condivide?

Ma la mia visione è che l’individuo odierno viva appunto separato dalle questioni di cui lei parla. E questo può essere pericoloso o entusiasmante. Pensiamo solo al moto di rinnovamento della primavera araba nato proprio su internet. Io stesso vengo sedotto dal mio computer, lo apro al mattino e guardo il mondo da là. Poi però mia moglie mi dice “ma gli altri? Che fanno? Come stanno veramente?”. E allora mi son detto: faccio un film, e smetto di preoccuparmi per un po’ di queste cose

Visto il film e la parabola del suo protagonista, che ruolo ha l’amore nella società per lei?

Ah, guardi, penso che sia pericolosissimo! Il mio protagonista lotta come un leone per difendersi dal dolore, l’amore ne provoca parecchio, è una cosa che vi sconsiglio caldamente!

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