Con il fiato sospeso: recensione film

IL “PROCESSO FARMACIA” RACCONTATO IN UN BREVE FILM DI FINZIONE DA COSTANZA QUATRIGLIO

con_il_fiato_sospesoTra i faldoni inerenti a processi che dovrebbero far tremare di rabbia la pubblica opinione nel Tribunale di Catania ce n’è uno, o forse di più, che sono denominati allo stesso modo: processo farmacia.

Il processo vede imputate otto persone tra docenti e funzionari dell’Università di Catania con l’accusa di disastro ambientale e gestione di discarica non autorizzata, niente in confronto all’accusa di omicidio colposo che pendeva sulle loro teste quando, nel 2008, partì l’inchiesta. La storia nasce dal diario-denuncia di Emanuele Patanè ricercatore presso l’università siciliana nella Facoltà di Farmacia che ha messo nero su bianco che la sua e altre malattie, le quali hanno mietuto 16 giovani vittime, come ad esempio i tumori che hanno colpito 26 persone all’interno della facoltà, erano causate dall’uso di reattivi chimici in ambienti non predisposti alla sicurezza e alla prevenzione all’interno dei laboratori della facoltà dove lavorava e inoltre, sottolinea, che le sostanze chimiche venivano sversate nei lavandini senza seguire alcuna procedura di smaltimento inquinando inevitabilmente il sottosuolo.
In seguito all’avvio dell’inchiesta, nel 2008, i laboratori furono sequestrati per essere poi dissequestrati solamente l’anno successivo. Al momento nessun reato è stato accertato e la requisitoria prevista per il 19 settembre è stata posticipata al prossimo 20 dicembre.
E intanto Emanuele  non c’è più.

Ci sono voluti quattro anni di ricerche a Costanza Quatriglio, anni d’interviste dalle quali è nato il suo film breve Con il fiato sospeso. La cineasta per una volta ha tralasciato lo stile puramente documentaristico che l’ha contraddistinta nel panorama cinematografico per raccontare questa storia, agghiacciante e vera, in una pellicola di finzione.

Stella, una delle protagoniste della storia e uno dei soggetti principali intervistati dalla Quatriglio durante le sue ricerche, è interpretata da una superba Alba Rohrwacher ed è dal primo piano strettissimo sul volto dell’attrice che si apre il racconto della verità: anche Stella, studentessa di Scienze Farmaceutiche all’Università di Catania, racconta come andavano le cose nella sua facoltà e, parola dopo parola, si rende conto della gravità degli accadimenti che all’epoca sembravano routine e lo fa insieme allo spettatore.

L’intervista, recitata ma reale nelle parole, è solo il primo dei tre piani narrativi che la regista usa per raccontare questa vicenda: mentre Stella parla, infatti, la sua voce diventa narrante degli eventi che compaiono sullo schermo. Immagini che non hanno suono ma hanno colonna sonora, quella di Anna, l’altra parte di Catania quella viva, quella colorata, quella che subisce e prosegue. Il terzo piano narrativo della breve pellicola della Quatriglio è la voce fuori campo di Patanè (Michele Riondino).

In una danza d’immagini, suoni e parole che portano per mano a un lento indignarsi di chi le ascolta Costanza Quatriglio con Con Fiato Sospeso porta alla luce una di quelle vicende che al buio non dovrebbe stare mai. Una di quelle vicende che per i media sono solo il titolo di una giornata ma che per almeno una quarantina di giovani esistenze votate allo studio sono state la lenta rovina che non ha ancora colpevoli.

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