Phil Spector, il genio della musica: missing in Italy

PHIL SPECTOR, LA RECENSIONE IN ANTEPRIMA

phil spector film hboGENERE: biopic

DURATA: 90′

VOTO: 4 su 5

Quella prodotto dalla HBO è la trasposizione cinematografica di una storia vera, la storia di un personaggio talmente famoso da essere considerato una vera e propria icona. Lui è Phil Spector, genio della musica che negli anni ’60 si ascoltava in tutto il mondo. Dai Beatles alle Ronettes passando per i Ramones, è considerato il pioniere del sound di quegli anni. Personaggio eccentrico, controverso ed enigmatico, quando raggiunse la fama prese la sua rivincita personale, lui che aveva vissuto un’infanzia da vittima di bullismo. Ma il potere quando lo si ha in mano e si è circondati da persone che non fanno altro che ricordatelo, può dare alla testa e pare proprio essere questo il suo caso: come un re – o un prigioniero, questione di punti di vista – viveva in una regia completamente blindata, arredata come fosse un museo. Tra le varie cose che amava anche le armi, sinonimo di seduzione e forza, usate però spesso incoscientemente. Sarà proprio una pistola della sua collezione a determinare la sua rovina.

Phil Spector, film che porta il suo nome, è un’indagine minuziosa per cercare di ricostruire le dinamiche dell’omicidio per cui poi fu condannato all’ergastolo. L’unica cosa certa è che l’attrice Lana Clarkson è stata trovata morta in casa sua, uccisa da uno sparo che le ha perforato la trachea. La pistola era nella sua bocca, ma la questione chiave è: suicidio od omicidio? Tutto gira intorno al processo in corso, un processo che non riguarda solo l’accusa di omicidio, ma anche una guerra ai pregiudizi e al potere di chi ne ha e pensa di abusarne. L’opinione pubblica è certa della colpevolezza di Spector (Al Pacino), e per gli avvocati non è facile provare il contrario visto i tanti ostacoli che la legge dello stato della California impone.

Proprio attraverso la ricerca di prove, i dialoghi tra l’avvocatessa Linda Kennedy Baden (Helen Mirren) e il suo cliente, e le testimonianze di chi lo conosceva, si delinea la personalità di un personaggio chiacchierato, spesso violento e presuntuoso che al tempo del processo era solo un anziano signore dipendente da farmaci tanto da provocargli il tremolio alle mani. Come avrebbe potuto reggere una pistola? Linda è convinta della sua innocenza e  grazie alla sua caparbietà vengono fuori i tasselli di un processo già scritto, il cui pensiero generale è che debba essere condannato perché ‘i ricchi non possono sempre averla vinta solo perché hanno il potere di pagare ed essere esentati davanti la legge‘. Il concetto di giustizia è molto labile quindi, poiché si predilige credere alla giustizia popolare piuttosto che cercare la verità dato che le prove che abbia sparato Spector non ci sono, anzi sono tutte a suo favore. Ma si sa come i media in un contesto del genere spesso possano persuadere le persone e indirizzare il giudizio individuale.

Le straordinarie interpretazioni di Al Pacino e di Helen Mirren rendono il film di buon livello, affascinanti figure cosi contrapposte sia per cultura sia per realtà, una realtà che è tutt’altro che universale. La scena finale è la chiave di volta, quella dove le due esistenze vengono fuori allo scoperto, lasciando lo spettatore interdetto ed incerto sullo scegliere da che parte stare perché riflette su due visioni diverse del sistema legale americano, e su una società la cui aggressività si basa sulla diseguaglianza di trattamenti e di vita.

Un film, diretto da David Mamet, davvero interessante e pieno di dettagli da seguire, che ti lascia con il dubbio su quanto effettivamente sia successo. Giustamente viene da dire, perché un giudizio reale non si può dare. C’è solo da riflettere, e tanto.

 

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