Last Vegas: recensione film

I QUATTRO MOSCHETTIERI DI HOLLYWOOD, IN LAST VEGAS. DIVENTANO STEREOTIPI DELLA MASCOLINITÀ UNDER 70

Last Vegas

GENERE: commedia

DATA DI USCITA: 23 gennaio

DURATA: 105’

VOTO: 2,5 su 5

Robert De Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin Kline: quattro nomi che in linea di massima sono – da sempre – garanzia di una certa qualità, quantomeno interpretativa, all’interno di un lungometraggio. Che sia l’eccezione che conferma la regola o, più semplicemente e con più probabilità, una regia e una storia che non riescono proprio a dare giusto spazio alla bravura dei quattro moschettieri di Hollywood in Last Vegas – fatica ultima di Jon Turteltaub – la loro presenza corale non riesce a tirare su le sorti un film che dall’inizio alla fine cade e scade ripetutamente nella banalità.

Billy, Puddy, Sam e Archie 58 anni orsono erano un gruppo inseparabile di amici che formavano il quartetto dei Flatbush four e che si ritrova a Las Vegas per l’addio al celibato di Billy, attempato e abbronzatissimo con tanto di villa a Malibù e fidanzata giovanissima. L’uomo in realtà non è affatto convinto del passo che sta per compiere in più tra lui e il per sempre felici e contenti con la sua donna ci si mette Diana, una cantante più vicina a lui per età ma non certo priva vitalità e erotismo, e Puddy con cui ha un conto in sospeso. I Flatbush four si riuniscono nella capitale mondiale del divertimento e tra uggia e sbronze tentano invano di fermare il tempo che scorre veloce.

Caricature di loro stessi e allo stesso tempo macchiette di un certo tipo di mascolinità under 70 De Niro & company si trovano alle prese con personaggi troppo stereotipati nella scrittura e nelle solitudini da poter essere  infettati della loro bravura che comunque, di tanto in tanto, tra alcool, Red Bull, malinconia leggera e sketch sottovalutabili, esce ma senza la prepotenza necessaria per poter salvare un lungometraggio privo sia di capo che di coda.

Reclute tangibili per una guerra all’incasso più che per un vero e proprio bisogno delle loro interpretazioni all’interno del film, gli attori vengono sfruttati in malo modo e al minimo delle loro riconosciute capacità.

Last Vegas strappa qualche risata ma di certo non abbraccia il pubblico che si dimenticherà presto di questo lavoro esattamente come ci si dimentica in fretta di una notte a base di fiumi di alcool e Red Bull.

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