Berlinale64 – Cesar Chavez: recensione film (Brlinale Special Gala)

PARTE SOTTO UN SOLE ROVENTE IL FILM DI DIEGO LUNA ISPIRATO ALLA FIGURA DEL SINDACALISTA CESAR CHAVEZ

In quei campi dimenticati, dove il sole scotta il viso e la terra graffia le mani, c’è qualcuno che ha ascoltato il grido silenzioso, che ha raccolto le paure di chi su quei campi ha buttato sudore e lacrime per pochi spicci al giorno. Inizia sotto un sole rovente il film di Diego Luna ispirato alla figura di Cesar Chavez. Dicono che per ognuno ci sia un disegno già scritto, dicono che ognuno abbia un proprio destino da compiere, dicono che in alto, da qualche parte, ci sia qualcuno che muove i fili e che ci sia qualcun altro, giù in fondo, pronto a spezzarli. Cesar Chavez taglia le catene, quelle nate dall’ignoranza e dall’ oppressione, tagli i fili dell’ arroganza e del mecenatismo asfissiante.

In questo pezzo di mondo la vita non e uguale per tutti , ci sono loro, gli emigrati messicani, che devono tenere il capo chino, pochi diritti e nessuna speranza per il futuro, e poi ci sono gli altri, la benestante fetta della società, impegnata a contare I soldi guadagnati senza alcun sudore della fronte. I diritti per questi contadini sono un’utopia, la libertà una menzogna e la speranza una delusione. ‹‹Nessuno di voi sarà più solo›› queste le parole di Cesar, che sostenuto dalla moglie (interpretata da America Ferrera) e dagli amici, inizia la sua campagna in favore dei braccianti messicani. Una battaglia costruita da bandiere, cartelli e poca violenza. Una battaglia fatta da uomini, donne e bambini come fossero una grande famiglia, una battaglia che sbatte i piedi a terra lasciando solchi enormi nel pensiero comune.

Cesar Chavez non è stato solo un leader ma la conferma che le cose possono cambiare, che la legge imposta dagli uomini è solo una scusa dei padroni, che l’arroganza si batte con la cultura, che I diritti sono il pane quotidiano e non il tè delle 17.
Il biopic di Diego Luna ripercorre le tappe fondamentali della lotta e lo fa dal punto di vista di chi c’era, di chi ha visto e combattuto. Un documentario che finalmente porta una ventata fresca a questa Berlinale riuscendo, come pochi fino ad esso, a far sussultare l’anima. Sullo schermo appare un prodotto cinematografico che risolleva il morale è lo status di chi è presente a Berlino. Il film manca però di verve nel trattare un argomento tanto importante, manca di quella spinta che avrebbe avvicinato la finzione al reale. A tratti la narrazione sembra sommessa e sottotono, certo è che tali tematiche non lasciano indifferenti, non possono non toccare.

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