La memoria degli ultimi: intervista al regista Samuele Rossi

“BISOGNA RESTUTUIRE LA MEMORIA A QUESTO PAESE LACERATO CHE NON RESTUTUISCE CIÒ CHE NOI DIAMO”

A un mese dalla festa della Liberazione il ricordo di alcuni dei suoi protagonisti viene riportato alla luce con il documentario La memoria degli ultimi, secondo lavoro a quattro anni di distanza da La strada verso casa, del giovane Samuele Rossi. Il documentario raccoglie sei mesi di ricerca su strada di testimonianze di uomini e donne protagonisti della Resistenza.

Com’è nato il progetto che accompagna l’iter del film, ed in particolare il Tour della Memoria?

La campagna #nonperderelamemoria, oltre che richiamare l’opera, vuole permettere all’Italia di ritrovare le proprie radici, procedendo su due binari paralleli: attraverso delle date mirate per la distribuzione e la condivisione con le scuole, e attraverso il programma di #nonperderelamemoria, nato per lasciar raccontare a tutti coloro che lo vorranno le loro storie ed esperienze, valorizzando e arricchendo la memoria collettiva. Grazie al supporto di AGIS Scuola incontreremo studenti di varie città d’Italia, compresa Roma, probabilmente verso la fine di aprile.

Come hai selezionato queste sette persone protagoniste del tuo documentario? Si sono mai incontrate tra di loro?

È stato l’istinto a guidare la mia scelta ma anche uno studio approfondito sulle loro diversità sociali, culturali e le loro diverse provenienze geografiche. Mi sembra rappresentino quel profilo umano di quel preciso momento storico che non era poi così univoco come si crede. Purtroppo non si sono incontrati per vari motivi legati anche alla salute ma è interessante notare che nella loro diversità si rintracciano atteggiamenti e approcci molto simili.

Come mai vi siete interessati in particolare a questa tematica? Questa sensibilità nasce in famiglia, dall’educazione o dal percorso di vita?

Non so se si tratta dell’educazione o del percorso personale ma so che sprofondare nelle vite, entrare in contatto con l’emotività è affascinante, mi emoziona ed è importante per l’arricchimento della nostra memoria. Poi come cittadino italiano mi sento profondamente deluso e amareggiato per quello che stiamo vivendo. Ora è il momento storicamente giusto per richiamare l’attenzione su questo tema: poter raccontare il significato della memoria davanti ad un paese lacerato, che non restituisce ciò che noi diamo. E’ importante. Vorrei concludere dicendo  che il disegno nella locandina è opera Germano Pecelli, uno dei protagonisti del film. Mi ha raccontato che in quell’abbraccio si racchiude il significato della fine della guerra.

 

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