Quando c’era Berlinguer: recensione film

CON QUANDO C’ERA BERLINGUER VALTER WELTRONI DIRIGE UN DOCUMENTARIO SINCERO E NOSTALGICO

Quando c'era berlinguerGENERE: documentario

DATA DI USCITA: 27 marzo

DURATA: 117’

VOTO: 3,5 su 5

Qualche anno fa, in una delle sue canzoni, Francesco De Gregori gli aveva consigliato di andare in Africa chiamandolo non per nome ma Celestino. Walter Veltroni non l’ha fatto ma si è allontanato dalla politica e ha deciso di darsi alla scrittura per poi tornare al suo sogno di ragazzo, ammesso più volte: diventare un regista.

Conoscendo la sua carriera non c’è da stupirsi che l’opera prima del’ex Sindaco di Roma sia un omaggio a una delle figure politiche più carismatiche della nostra Repubblica e più vicine a quegli ideali che Veltroni ha cercato – spesso in maniera errata e incoerente – di perseguire, Enrico Berlinguer: quasi trent’anni dalla sua scomparsa, infatti, Walter Veltroni dirige Quando c’era Berlinguer un docufilm affatto retorico (e qui , invece, c’è da stupirsi) che fa un ritratto moderno, affidabile e accorato dell’ex leader del PCI.

Cattiva e leale è la parte iniziale del lavoro dove vengono intervistati studenti universitari e professori che non sanno chi sia quel Berlinguer che oggi vive nel ricordo degli ex compagni a lui più o meno coetanei e nei non-ricordi di alcuni giovani di sinistra che scrivono e urlano il suo nome senza conoscere per mancanza di vissuto, realmente, cosa abbia fatto quell’Enrico la cui foto è in bella mostra in molte delle sezione del Partito Democratico, corrosa dal tempo, come un ossimoro.

Quando c’era Berlinguer è un documentario emotivo, nostalgico, sincero e sicuramente di parte, com’è giusto che sia. È un documentario che ripercorre la vita di una figura portatrice di grande carisma e delle sue morti – Veltroni sottolinea l’idea che Berlinguer, in realtà, morì due volte – quella in seguito al sequestro Moro e la seconda a Padova, esattamente quattro giorni dopo quel discorso in cui si sentì male, tra gli applausi, gli ultimi, della gente che lui potè sentire.

Negli anni raccontati della vita di Enrico Berlinguer c’è anche la narrazione dei cambiamenti del nostro Paese, dell’avvento di Craxi, della speranza che il comunismo potesse fare del bene, della capacità di poter creare un vero dialogo tra fazioni ben distinte sottolineate dal carteggio che rese pubblico con Monsignore di Ivrea e Luigi Bettazzi e che palesò la possibilità dell’esistenza di un dialogo tra Partito Comunista e Democristiani.

Tanti i ricordi e tante anche le testimonianze dei soliti e insoliti noti, il tutto reso ancora più affascinante dalle musiche originali di Danilo Rea, da un brano inedito di Gino Paoli e dai camei vocali di Toni Servillo e Sergio Rubini.

Quando c’era Berlinguer, oltre ad essere un’opera prima profonda dell’esordiente sorpresa Walter Veltroni, è un omaggio non solo all’uomo che fu ma anche ai tempi andati e volati via, inesorabili. Tempi che lo stesso Veltroni sembra, attraverso il suo documentario, ammettere di non aver saputo far ritornare. Tempi rosso utopia.

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