FERMOIMMAGINE: Effetto notte, il film nel film di François Truffaut

DA UNO DEI FONDATORI DELLA NOUVELLE VAGUE, UN IRONICO E BRILLANTE SAGGIO SUL MONDO DEL CINEMA

Effetto notteNella filmografia di François Truffaut, Effetto notte (titolo originale La nuit américaine) viene considerato come uno dei suoi lavori più importanti: insieme a I quattrocento colpi, nel 2005 è entrato nella lista dei 100 più grandi film di tutti i tempi stilata dal Time. Girato nel 1973, quando fu distribuito in patria ebbe un’accoglienza solo discreta, in mezzo a capolavori come Le due inglesi (1971) e grandiosi successi al botteghino come Gli anni in tasca (1976)
Molto più entusiasta fu il pubblico americano: la pellicola vinse infatti il Premio Oscar come Miglior Film Straniero nel 1974 e l’anno successivo ricevette le nomination per la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura Originale. Valentina Cortese venne inoltre nominata come Miglior Attrice Non Protagonista, ma non vinse. Quando però Ingrid Bergman, sua cara amica e vincitrice di quell’anno, andò a ritirare il premio, si scusò con lei, affermando che l’onore sarebbe dovuto spettare alla sua collega italiana.

Effetto notte racconta la realizzazione di un film, la tragica storia d’amore Vi presento Pamela, attraverso i problemi tecnici, le vicissitudini della troupe e le insicurezze degli attori. Truffaut stesso interpreta il regista, spiegando con voce fuori campo allo spettatore quale impresa si possa rivelare girare un film, «La lavorazione di un film somiglia al percorso di una diligenza nel far west: all’inizio uno spera di fare un bel viaggio, poi comincia a domandarsi se arriverà a destinazione» e, soprattutto, quale sia l’attività principale del regista in mezzo a un simile marasma, «Che cos’è un regista? Un regista è uno a cui vengono fatte in continuazione domande, domande su qualsiasi cosa. A volte lui sa la risposta, a volte no».
Tra gli interpreti della troupe si mischiano attori e veri tecnici, collaboratori storici di Truffaut. Ad esempio Jean-François Stévenin, il primo assistente alla regia di Vi presento Pamela, era in realtà il secondo assistente del regista: per la prima volta davanti alla macchina da presa, scoprì in quell’occasione il suo amore per la recitazione e, concluse le riprese, iniziò una brillante carriera da attore.

Tra i protagonisti del film nel film non poteva invece mancare Jean-Pierre Léaud, uno dei volti per eccellenza della Nouvelle Vague scoperto proprio da Truffaut a soli quattordici anni: il regista lo scelse tra più di cento candidati per interpretare Antoine Doinel, il personaggio autobiografico della saga iniziata con I quattrocento colpi (1959) e conclusa con L’amore fugge (1979). Accanto a lui, nel triangolo amoroso di Pamela, recitano la bellissima Jacqueline Bisset e il prolifico, tra cinema, televisione e teatro, Jean-Pierre Aumont.
Nel film compare anche in un breve cameo Graham Greene come rappresentante della compagnia americana d’assicurazioni della casa produttrice. Lo scrittore era un grande ammiratore di Truffaut, che però non fu informato della sua presenza sul set e scoprì chi era solo dopo aver girato la scena con lui.
Il film non è solo ricco di citazioni e allusioni al cinema preferito di Truffaut, ma è anche una fonte preziosa di informazioni sui lavori dietro le quinte e un saggio ironico su tutti gli inconvenienti che possono capitare durante le riprese, risolvibili solo grazie alla passione che lega tutti i membri del cast e della troupe per la settima arte. Come riassume il produttore esecutivo:«Comunque per far quattrini oggi bisogna fare il costruttore, non il cinema. Se continuo a farlo è perchè mi piace».

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