Maleficent: i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese di una donna tradita

MALEFICENT RISCRIVE LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO METTENDO AL CENTRO DELLA SCENA LA SOLIDARIETÀ FEMMINILE

MaleficentLa Bella Addormentata nel Bosco tra i classici Disney è forse quello dove il ruolo della Principessa, e quindi della donna, viene più mortificato a partire dalle prime scene, dal momento in cui la piccola Aurora, ancora nella culla, riceve da due delle tre fate madrine, Flora e Fauna, il dono della bellezza e del canto come se nella vita di una futura sovrana fosse fondamentale l’aspetto fisico e una bella voce, nulla di più. Per fortuna l’arrivo di Malefica, la Strega Cattiva villain per eccellenza offesa per non essere stata invitata a corte per il lieto evento, fa sì che la terza minuta Fata Madrina, Serena, non renda ancora più frivola la piccola e meravigliosa principessina ritrovandosi a dover mitigare l’incantesimo che Malefica ha scagliato contro l’infante la quale a 16 anni, per destino segnato, pungendosi col fuso di un arcolaio, morirà. La magia nera non può essere cancellata ma la buffa Serena riesce a modificare, in parte, il fato forzato dalla mano e dalla crudeltà della strega facendo in modo che la puntura del fuso non porti Aurora alla morte ma a un sonno eterno che potrà essere interrotto solo dal bacio del vero amore.

Dopo tutta una serie di principesse non in grado, più o meno, di saper badare a se stesse o comunque fossilizzate sulla figura di un Principe qualunque conosciuto nello spazio di un secondo e divenuto in quell’attimo Amore, la Disney dal 2012 in poi partendo dalla rossa Brave, principessa medievale munita di arco e insaziabile guerriera che, nel momento in cui la famiglia la obbliga a presenziare  a una gara il cui vincitore avrà come premio la sua mano prende in mano l’arma e gareggia per la sua libertà di scegliere il suo destino, ha cambiato la fin troppo usurata consuetudine delle sue protagoniste fallocentriche puntando su un orgoglio e una solidarietà femminile tutta nuova. Il cambio di rotta, dopo Brave – Ribelle, è stata confermato anche nel 2013 con Frozen – Il Regno di ghiaccio dove il rapporto d’amore non è quello tra una lei e un lui ma tra due sorelle e ora con Maleficent che riscrive totalmente e da nuova luce e nuova dignità tutta al femminile alla storia non solo della Strega ma anche dell’intera vicenda de La Bella Addormentata nel Bosco.

Cattivi non si nasce ed ecco che con Maleficent e grazie anche al volto della perfetta Angelina Jolie in grado di essere dolce, perfida e materna scopriamo che la Strega Cattiva per eccellenza non è altro che una Fata della Brughiera dalle sporgenti corna e con sulle spalle delle forti ali che le permettono di volare veloce da un punto un altro. La Brughiera è un posto al confine con un Regno dove gli umani comandato, un posto incantato e pieno di magiche creature: in una giornata qualunque della sua adolescenza una giovane Malefica incontra un povero ragazzo di nome Stefano la sua gentilezza la fa innamorare ma la vita li porta, dopo poco, ad allontanarli per poi farli incontrare di nuovo per volere del ragazzo ormai divenuto uomo che per diventare Re in nome di un patto taglia e ruba le ali alla splendida fata.

Incapace di un perdono repentino la fata per anni cova una rabbia insaziabile e grazie ad un corvo che trasforma a suo piacimento in uomo riesce a vendicare le sue ali sulla figlia di Stefani, Aurora, mandando il giorno del suo battesimo quella maledizione passata alla storia grazie al lungometraggio animato di casa Disney con l’unica differenza che è la stessa Malefica, dopo la preghiera del Re in ginocchio a decidere che solo il vero amore potrà svegliare la Principessa dal sonno eterno convinta, dato il suo passato, che un sentimento tanto puro e sincero non possa esistere.

Quello che la pellicola originale non ha raccontato per dare amplio spazio alle gesta estreme del Principe Filippo e che il film fantastico Maleficent sottolinea è che la Fata delusa per tutta la vita segue la crescita della piccola Aurora finendo con l’affezionarsi a lei, con l’adottarla tanto da tentare di salvarla dall’incantesimo lanciato.

Non fanno una bella figura gli uomini in questo fantasy tipicamente disneyano dove i buoni sentimenti puntano sul rapporto tra due donne e non, come è accaduto per decenni, sul rapporto tra un uomo e una donna: il cambiamento di rotta e la fine della perfidia e della voglia di vendetta di Malefica sono coerenti con un personaggio deluso ma che non è nato cattivo mentre la rabbia covata sino alla fine da Stefano, che è metafora di un’umanità irrispettosa della natura e pronta a tutto per elevarsi socialmente e allo stesso tempo incarna il maschio alpha non in grado di sopportare la sfida di una donna forte, risulta quasi ridicola. La rabbia di Stefano non è, alla fine, la rabbia di un uomo che ha perso la propria figlia ma la rabbia di un uomo che è stato costretto ad inginocchiarsi al cospetto di una donna per implorare la sua pietà.

Bellissimo, invece, il rapporto che si crea tra Aurora e Malefica una solidarietà femminile e umana che va ben oltre i legami di sangue e che porta l’una ad essere la protettrice dell’altra e viceversa a seconda delle situazioni. Il Principe Filippo che nel cartoon e in nome di qualche minuto trascorso con l’Aurora canterina aveva sfidato Malefica in ogni sua forma, anche quella di drago, in Maleficent è ridimensionato nel suo ruolo meno surreale di mera, giovane fiamma della Principessa ancora non tanto importante da poter essere chiamato Vero Amore.

Maleficent è una favola dark non priva di eccessivi buonismi e che va vista, come tutti film Disney, con occhi bambini e che insegna, senza mezzi termini, che l’Amore e l’Affetto sono sinonimi e che il male non nasce mai per caso ma ha una profonda matrice: non bisogna mai rubare le ali a una fata.

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