Pesaro Film Fest 50 – Momma’s Man: recensione film

MOMMA’S MAN È UN’ESSENZIALE LETTERA D’AMORE A UN PADRE E UNA MADRE

MommasMan_È essenziale nel racconto e nella trasposizione su grande schermo Momma’s Man opera sperimentale americana di un cineasta che, grazie ai suoi genitori Ken e Flo Jacobs, di cinema alternativo ne mastica fin da bambino. Azazel Jacobs ci racconta la storia di Mickye, pienotto uomo di mezza età, che recatosi a New York per affari decide di allungare il suo soggiorno e di restare a casa dai suoi genitori rimandando ogni volta il ritorno dalla sua famiglia. Mickye è marito e da poco sua moglie gli ha donato la gioia della paternità. Sarà proprio il ritorno ai luoghi della sua adolescenza, insieme agli abbracci e alle cure dei genitori gli daranno la giusta forza per passare definitivamente dal ruolo di figlio a quello di padre.

I due cineasti genitori di Azazel interpretano, sicuramente non a caso, i genitori di Mickye in una pellicola dove è il minimalismo a farla da padrone: silenzi che sottolineano i rumori del legno, una casa cupa ma piena di oggetti è la perfetta descrizione dell’umano nido dal quale il protagonista, proprio ora che è anche lui genitore, non riesce a volare via. Due genitori, ormai nonni, stanchi di vita ma per questo rassicuranti si prendono cura di questo figlio troppo grande per essere abbracciato ma talmente fragile da essere impossibile evitare di farlo e lentamente danno al cresciuto ragazzo la forza per volare via e la giusta consapevolezza che lo porterà, prima che diventi troppo tardi, ad essere un padre.

Momma’s Man è una storia libera e commovente la storia di una crisi e della sua cura. Un’ode alla famiglia, un lavoro libero nel suo essere essenziale. Un lungometraggio lettera d’amore a un padre e a una madre.

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