Mai così vicini: recensione film

MAI COSÌ VICINI È UNA FRAGILISSIMA COMMEDIA, IMPERDONABILE LAVORO DEL REGISTA DI HARRY TI PRESENTO SALLY

Mi così viciniGENERE: commedia

DATA DI USCITA: 10 luglio

DURATA: 94’

VOTO: 2,5 su 5

E pensare che gli ingredienti per un buon lavoro ci sono tutti: Diane Keaton, Michael Douglas e un regista, Rob Reiner, che fosse solo per quel capolavoro di commedia che è Harry ti Presento Sally non può che essere da annoverare tra i cineasti più capaci in tal genere ma, nonostante questo, l’opera ultima di Reiner, Mai Così Vicini, è quel che più lontano possa esistere dai fasti del suo passato.

Leah e Oren sono vicini di casa lei è un’adorabile signora di più di mezza età, lui un misantropo che a un certo punto si trova inconsapevolmente nonno e chiede per questo l’aiuto alla donna della porta accanto. Ovviamente da questo incontro le diversità dei due vengono limate dando così vita a tutto il buonismo e il romanticismo di cui è capace un certo tipo di leggerissimo cinema americano.

Il problema, oltre che la scontatissima trama la cui conclusione è percepibile già dalla descrizione dei due stereotipati protagonisti, sta proprio nel voler relegare in ruoli già troppo visti due attori che la storia del cinema – nonché la loro carriera anche recente – insegna poter essere interpreti enormi: Douglas/Oren sembra essere una sorta di copia incolla di personaggi già interpretati da Jack Nicholson ovvero il tipico burbero para-vecchietto che in realtà non aspetta nient’altro che qualcuno che gli riscaldi il cuore e la Keaton ancora una volta veste i panni di una donna troppo simile a quelle più volte interpretate negli ultimi anni in film come Perché te lo dice mamma, Il buongiorno del mattino, Darling companion, e il recentissimo Big wedding.

A questo uso poco consono di due grandi interpreti si aggiunge una crisi creativa che sembra non voler lasciare in pace Rob Reiner il quale, almeno da una decina di anni ovvero dalla regia di Il Presidente, non riesce a tenere testa alla sua stessa verve creativa che fu.

Come se non bastasse il pasticciaccio di una storia già vista interpretata da personaggi più che familiari al grande schermo nel calderone di banalità che è Mai così vicini si aggiungono una sequela di gag al dir poco surreali e banali compresa quella che vede come protagonista lo stesso regista nei panni di un pianista alquanto sui generis che viene travolto dall’acqua dell’innaffiatoio automatico di un giardino.

Tutto è sbagliato, insomma, nel nuovo lavoro di Reiner che stavolta davvero tocca livelli talmente bassi che sembra impossibile poterlo, da spettatore, perdonare dopo aver assistito a quello che è poco più di un cine-panettone all’americana della terza età.

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