Roma Film Fest 2014 – Lulu: recensione film (Alice nella città)

LULU, IL CONNUBBIO INSENSATO TRA DUE ANIME IN PENA SENZA VIA DI SCAMPO

lulu_posterGENERE: drammatico

DURATA: 84 minuti

USCITA IN SALA: non disponibile

VOTO: 2 su 5

Luis Ortega, classe 1980, enfant prodige che esordisce come sceneggiatore per il cinema argentino all’età di diciannove anni, è approdato al RFF9 per presentare il suo nuovo film, Lulu, in concorso nella sezione “Cinema d’Oggi”, focalizzata su quelle pellicole di stampo prettamente autoriale.

Attingendo dalle atmosfere del Realismo Poetico e della Nouvelle Vague, il regista traccia i profili di Lucas e Ludmilla (dalle loro iniziali deriva il titolo del film), due giovani che hanno scelto di vivere ai margini della società per le strade di Buenos Aires, dormendo in una baracca e vegetando in uno stato di completa alienazione dalla realtà, ma uniti da un legame indissolubile e in un certo senso morboso, malato.

Sono due anime in pena che si comportano in maniera il più delle volte insensata: Lucas nel tempo libero vaga qua e là senza separarsi dalla sua pistola, spara contro i monumenti, si esibisce in scene vergognose di fronte agli estranei, rapinando farmacie e fingendosi acrobata dentro la metropolitana, solo per attirare l’attenzione e dare spettacolo. Ludmilla invece, dopo aver abbandonato il tetto familiare, mendica per le strade e si tiene stretta la sua sedia a rotelle (anche se non le è più necessaria) poiché si ritrova con un proiettile conficcato nella colonna vertebrale, sicuramente a seguito di un gioco finito male con il suo amante, Lucas, incapace di badare a sé stesso più di lei, che pare avere almeno un briciolo di buon senso.

Al giorno d’oggi sono tantissimi i poveri che occupano gli angoli dei quartieri più ricchi delle grandi città del Sud America: se Ortega voleva realizzare un serio resoconto sulle condizioni di questa fetta di popolazione che sceglie di vivere di nulla, portando all’esasperazione questo concetto di libertà assoluta, ostentato in un contesto di violenza, rifiuto e rabbia, lo fa in modo troppo surreale, arrivando a dare quasi fastidio. Ludmilla (la ventunenne brasiliana Ailín Salas) e Lucas (Nahuel Pérez Biscayart) sono infatti fin dal principio due personaggi negativi a cui il pubblico non prova nemmeno a affezionarsi, o peggio a compatirli. Freddi e troppo poco aderenti alla realtà, restano sospesi nel loro piccolo mondo alternativo.

Inoltre, a penalizzare ulteriormente la messa in scena del film è una sceneggiatura monocorde, complice dell’andamento lento della narrazione, che si trascina esausta verso la sequenza finale, peraltro piuttosto prevedibile e fortunatamente liberatoria.
I soli 87 minuti di durata della pellicola sembreranno un’eternità, poichè la rappresentazione di questo spezzone di quotidianità di Lucas e Ludmilla risulta davvero pesante; sono entrambi attori fantasmi, dall’inizio alla fine.

 

 

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