Leandro Amato: dalla polvere del palcoscenico al set di Risi

INTERVISTA A UNO DEI PROTAGONISTI DI TRE TOCCHI: NUOVO FILM DI MARCO RISI

Leandro_Amato_filmforlifeSe Tre Tocchi, ultimo film di Marco Risi, esce oggi 13 novembre nelle sale, lo si deve anche un po’ a Leandro Amato, uno dei suoi protagonisti.
Attore di grande esperienza teatrale, con incursioni in tv e al cinema. Leandro infatti, un giorno di allenamento della squadra di calcio degli attori, era così inviperito con il “sistema” che provocatoriamente disse a Marco Risi: “ma insomma cosa volete voi registi eh? Come vi si convince a vederci, darci spazio per esprimerci, come?”.
Marco Risi, regista sensibile alle sfide, raccoglie. “Bene, allora, voi attori, che vi lamentate sempre, fatemi un po’ vedere cosa siete capaci di fare”. E così inizia a convocarli uno ad uno, chiedendogli di raccontargli della loro vita, delle loro frustrazioni, passioni, paure.

Da questi incontri tra attori e sceneggiatori (Risi, Francesco Frangipane e Riccardo Di Torrebruna), sono nate le sei storie intrecciate di Tre Tocchi, presentato quest’anno al Festival Internazionale del Film di Roma. “Non sono ancora sicuro che la storia di Leandro sia vera”, ha ironicamente detto Risi in conferenza stampa, ma certo è che la “storia” di Leandro colpisce molto ed è anche intrigante non sapere dove inizi la finzione o dove finisca la vera verità.

Leandro, da una battuta negli spogliatoi, alla sala cinematografica. Quando hai capito che Marco Risi aveva “intenzioni serie”?

Quando mi ha invitato a casa sua e ho trovato con lui i due co-sceneggiatori, che ascoltavano interessati e prendevano appunti. Ho pensato “sta a vedere che qui davvero si gira il film”. Poi non ci credevo, mi sembrava impossibile. Me ne sono reso conto davvero, al primo ciak. Mi sembrava quantomeno bizzarro che un regista come Marco Risi, che ha la possibilità di lavorare con qualunque grande attore famoso, avesse scelto noi, investendoci di suo, con grande slancio. Ha dimostrato che l’amore e la passione per il cinema possono condurre il gioco, senza per forza piegarsi alle dinamiche di mercato. Certo ora il film va sostenuto nelle sale: andate a vederlo, è un film indipendente nel vero senso della parola. Risi e Ambi Pictures hanno puntato su sei attori “sconosciuti” al botteghino.

Quando ti sei rivisto, essendo la tua storia molto forte e personale, come ti sei sentito?

E’ stato un lavoro catartico per tutti. Ognuno di noi ha davvero dato un pezzo di cuore per questo film, collaborando al massimo tra noi, ognuno alla storia dell’altro, anche di termini di lavoro pratico. Una squadra, come in campo. Personalmente, da buon attore, avrei voluto che specie una scena non venisse tagliata, quella sul tram, in cui mi sfogo in un dialogo con il conducente. So che Marco Risi ha avuto le sue ottime ragioni per non inserirla nel montaggio….ma quanto mi piaceva! Il film parla anche di questo no? Del nostro ego….

E’ stato difficile dare e mettere se stessi così a nudo?

leandro scoppia a ridere: “Risi mi ha messo a nudo in senso letterale! E a tradimento! Quando giravamo la scena a teatro, in cui sono travestito da Jennifer (dalla piece Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello), dovevo essere solo di schiena, ma Marco mi ha sussurrato “girati, girati!” ed io, da attore devoto, mi sono voltato. Nudo sparato. I rischi del mestiere. A parte questo, è stato molto bello girare a Napoli, la mia adorata città.

A proposito, cosa mi dici di alcune polemiche sul presunto “sessismo” del film sollevate da alcune giornaliste al Festival?

Penso che semplicemente si sono fermate in superficie. Non sono andate oltre: hanno approcciato la storia guardando al genere dei personaggi, ma le paure, le frustrazioni, i sentimenti affrontati sono quelli umani, non maschili o femminili. Questa è una squadro di attori, quando qualcuno farà un film su una squadra di attrici pallavoliste…..

E’ un film corale, ma si sa, tra attori la competizione regna, tra voi come è andata?

Tra noi c’è una competizione sana. Siamo tutti abituati al duro lavoro teatrale, dove la collaborazione è indispensabile. Gelosie no! Io trovo che la scena di Paco Reconti sia la più bella e poetica del film, un piccolo film gioiello nel film stesso…

So che è tua anche la canzone Tre Tocchi…ti diletti anche come compositore?

Amo cantare. L’avevo scritta, poi ho chiesto ai ragazzi che anche loro partecipassero al testo e ognuno ne cantasse un pezzo. Marco ci ha fatto incidere, ed eccola qui! Ci stiamo impegnando tutti molto anche nella promozione.

Cosa ti aspetti dopo uscita nelle sale? E che progetti hai?

Io sarò in scena al Teatro Argentina dal 3 dicembre con una versione “rivista” di Natale in casa Cupiello di De Filippo con la regia di Antonio Latella, per cui sto provando 8 ore al giorno. Dall’uscita mi aspetto che il pubblico ci sostenga, perché Tre Tocchi è la dimostrazione che c’è ancora qualcuno che il cinema lo fa con amore e non pensando solo al box office, pur importante, e che questa crisi, seppur dura, sta riportando anche attori di cinema in teatro, e come dovrebbe essere, attori di teatro al cinema, perché, diciamolo, il cinema può arrivare al cuore degli spettatori anche con gli attori di teatro!

 

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Ylenia Politano, giornalista, si occupa da diversi anni di cultura, lifestyle e cinema. Mamma di tre creature e moglie di un attore, tra un asilo, uno scuolabus, una piscina e feste con 20 bambini di età compresa tra 1 e 9 anni, torna al suo primo amore, il cinema. Interviste, recensioni, riflessioni. Grandi maestri e nuovi talenti. Incursioni qua e là. Set, anteprime, backstage. Quando la mamma non c’è…”la mamma è al cinema!”