Alex Gibney dirigierà Finding Fela, documentario sulle radici di Fela Kuti

IL REGISTA ALEX GIBNEY DIRIGERA’ FINDING FELA, DOCUMENTARIO SULLA VITA DI FELA KUTI, ATTIVISTA E MUSICISTA NIGERIANO

fela kuti 1Il premio Oscar per Taxi to the Dark Side, Alex Gibney, racconterà la storia di Fela Kuti, attivista e musicista nigeriano scomparso nel 1997, attraverso un documentario dal titolo Finding Fela. Un progetto ambizioso, presentato in anteprima al cinema Oden, che arriverà in tutte le sale italiane nel 2015, realizzato dopo la visione di 1500 ore di filmati quasi tutti inediti sulla vita di Fela Kuti. Pezzi preziosissimi, arrivati da mezzo mondo, da Parigi a Roma.

“Fra i ritrovamenti più incredibili da Roma ci sono immagini mai viste del funerale di Fela a Lagos, dove lo accompagnarono un milione e mezzo di persone, mentre da un garage di Parigi son saltati fuori degli scarti da Music Is the Weapon di Jean-Jacques Flori e Stephane Tchalgadieff, il solo precedente film su Fela che ci è stato preziosissimo.” Così racconta entusiasta Alex Gibney, che continua parlando del musical dedicato al musicista afroamericano “Penso che il successo mondiale di Fela! abbia molto aiutato a riaccendere l’attenzione su un simile gigante e che la decisione di Hendel di produrre anche il film ora l’approfondirà”.

Fela Kuti è stato un grande attivista, padre del ritmo della Afrobeat, nonché una persona complessa che andava cercata e scoperta giorno per giorno. Da lì, l’idea di Gibney per il titolo del suo documentario, Finding Fela, cercando Fela. Il documentario verterà quindi sul vero volto del rivoluzionario Fela, che mescola politica, storia, musica e cultura. L’artista, scomparso il 2 agosto 1997, ha fatto conoscere la musica africana nel mondo. Uno spirito guerriero, in grado di farsi sentire contro Paul McCartney, al quale gridò nel 1972, “Vattene, sei venuto qui a rubare la musica degli africani, per giunta a casa loro”. Carismatico, genio che ritmi nuovi e amante delle donne, Fela Kuti resta nell’immaginario di Gibney attraverso il suo miglior sound, “Beasts of no Nation”, spiega, “per me è il punto più alto della sua musica. Una sinfonia afrobeat che abbraccia tutte le contraddizioni dell’uomo. Ancora oggi, guardandone la splendida versione che abbiamo montato, i tuoi occhi non possono che esser trascinati da Fela che salta per il palco a torso nudo fumando un grosso cannone, fasciato strettissimo nei suoi pantaloni blu con arabeschi bianchi. Si pavoneggia impettito sul palco, incoraggiando, pretendendo il massimo, letteralmente trascinando il gruppo con sé, e quando ti ha ridotto in trance, ipnotizzato con quel suo groove spirituale, afferra la tromba, come mandato dal cielo. E poi partono le parole. Furiose e resistenti. Nell’era dell’apartheid immagina Botha, Thatcher e Reagan come animali corrotti, chiamandoli ‘bestie di nessuna nazione’. E aggiunge ‘gli animali devono parlare agli esseri umani. Date loro diritti umani, non appartengono a nessuno’. È musica che ti porta in viaggio da qualche parte oltre la politica, un luogo fondamentale dove l’amore è forte e la rabbia virtuosa”.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.