Cinema e cibo: intervista a Gianmarco Tognazzi

L’ATTORE CI PARLA DI “LA SOLITA COMMEDIA – INFERNO” E DEL SUO PROGETTO CHE UNISCE LA RECITAZIONE ALLA BUONA TAVOLA, LA TOGNAZZA AL DOUZE

La-solita-commedia-InfernoFilm 4 Life, in collaborazione con Radio Centro Suono, propone l’intervista a Gianmarco Tognazzi, tra i protagonisti della nuova pellicola di Biggio e Mandelli La solita commedia – Inferno, da domani nei cinema. Figlio del grande Ugo Tognazzi, l’attore romano ha ereditato dal padre non solo la passione per la recitazione ma anche l’amore per la buona cucina. Due realtà che Gianmarco, insieme alla sua famiglia, ha unito dando vita a La Tognazza al Douze, un comedy club gourmet nel cuore di Trastevere.

Gianmarco, ti vedremo tra poco al cinema nel nuovo film di Biggio e Mandelli La solita commedia – Inferno. Sembra che vestirai i panni di un Padre Pio un po’ sui generis.
Con Francesco e Fabrizio sono legato da un’amicizia nella quale mi sono sempre divertito. Ci conosciamo bene, ho sempre partecipato ai loro film e non potevo non partecipare anche al loro ultimo lavoro. In questa commedia faccio “anche” Padre Pio. Tutti noi che recitiamo in questa pellicola in realtà facciamo un potpourri di personaggi. Quello di Padre Pio, senza svelare nulla, è legato molto alla partenza del plot. Non vi anticipo niente, solo che ci sarà molto da ridere.

Sei dunque al cinema con una commedia. Oggi cosa ti strappa una risata?
Le cose che mi prendono un po’ in contropiede, non sono amante della prevedibilità. Il tormentone mi fa ridere finché non mi stanca. Nelle persone mi piace molto l’autoironia, che era un po’ un’altra peculiarità di mio padre. Inoltre apprezzo l’essere dissacranti, imprevedibili e in controtendenza, ed è per questo che Biggio e Mandelli mi fanno molto ridere. Spero che lo stesso divertimento la gente lo venga ad assaporare a La Tognazza al Douze. C’è un legame con gli inizi di mio padre, che erano l’avanspettacolo, il cabaret. Non è un caso che il Premio Tognazzi fosse un premio per cabarettisti, e forse lo ricostituiremo proprio dentro questo nuovo spazio. Abbiamo tantissimi progetti. Io ho iniziato in un teatro molto piccolo, l’Argot, e sono dunque affezionato a questi spazi off dove poter sperimentare. Teatro, improvvisazione e risate di fronte a un buon bicchiere di vino, senza rinunciare a delle tartine con un’ottima crema spalmabile di carciofi alla romana: tutto questo lo si può ritrovare La Tognazza al Douze, a Trastevere.

Parliamo di risate, quindi, ma di risate di gusto. Ci spieghi meglio cos’è La Tognazza al Douze?
Siamo partiti per fare un omaggio a mio padre, che anni fa aveva avuto questa intuizione di farsi da mangiare a casa con i prodotti della sua terra. Mise su un’azienda agricola a conduzione familiare lasciata poi a sé stessa. Io l’ho solo ripresa in mano, e ora La Tognazza Amata trova spazio anche a Roma insieme al Teatro Douze. Uniamo i nostri prodotti della nostra cucina a questo avviato teatro romano di divertimento e di cabaret. La Tognazza al Douze è un modo per ridere degustando insieme cose che fanno stare bene il cuore e l’anima.

La Tognazza Amata è anche il vostro vino di famiglia, Gianmarco, una passione che si è tramandata di padre in figlio: ma dal piacere della buona tavola e della buona compagnia, cosa è diventata negli anni La Tognazza Amata?
La Tognazza Amata ha avuto prima una grande evoluzione con mio padre, che voleva avere quasi l’orto fatto in casa, una sorta di anticipazione del biologico. Noi non abbiamo fatto altro che riprendere quella filosofia, mettendola in pratica non solo come un omaggio ma come un’azienda vera e propria. Ora abbiamo non solo i prodotti (come vino e olio) della nostra tenuta di Velletri, ma anche quelli fatti da produttori sconosciuti – selezionati in tutta Italia – che però abbracciano il nostro stesso modus operandi. Siamo arrivati all’incirca a una quarantina di prodotti, alcuni a nostro marchio e altri per far conoscere queste realtà di qualità.

Oggi è un po’ più di moda la filosofia del km 0, ma tu ti sei avvicinato alla terra in tempi non sospetti…che rapporto hai con la terra?
Io sono nato nel km 0. Vivevo immerso nella campagna e sto tornando a viverci, prendendo spunto da mio padre. Lui diceva di essere un cuoco prestato al cinema. Teneva moltissimo alla cucina e amava condividere i suoi piatti con i suoi amici.

Ma invece ai fornelli Gianmarco è bravo, o comunque a Gianmarco piace tanto cucinare come era per suo padre Ugo?
Mio padre aveva tempo libero per dedicarsi a questo svago, diversamente da com’è oggi. La cucina è relax ma ha bisogno di molto tempo. Io non ho la stessa possibilità di dedicarmici. Però, come si dice a scuola, se mi impegnassi di più avrei ottimi risultati. Ho preso molto da mio padre anche perché ho passato molto tempo in cucina con lui: ho visto la passione e la maniacalità con le quali preparava i suoi piatti. Siamo una famiglia nata attorno alla tavola, ce la caviamo più o meno tutti ai fornelli.

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