L’ultimo Lupo: Recensione film


L’ULTIMO LUPO E’ MOLTO PIU’ DI UNA STORIA DI AMICIZIA

L'ultimo lupo 2GENERE:

DURATA: 121 minuti

USCITA IN SALA: 26 marzo 2015

VOTO: 4,5 su 5

L’Ultimo Lupo può salvare i lupi italiani. L’appello del WWF, che affianca la promozione del film di Jean-Jaques Annaud è un messaggio di speranza, intenzionato non solo a sfatare il mito del “lupo cattivo”, ma è rivolto sopratutto al pubblico, con lo scopo di far conoscere quest’animale forte e coraggioso, che per troppo tempo è stato visto come un simbolo negativo. La pellicola del regista francese racchiude proprio questo desiderio: descrivere il rapporto tra il mondo civile degli uomini e quello selvaggio dei lupi, e lo fa attraverso una storia commovente, fatta di amicizia e del legame più indissolubile tra uomo e animale: la fiducia reciproca.

Nella Cina del 1967, secondo anno della rivoluzione culturale, Chen Zhen (Shaofeng Feng), un giovane studente di Pechino viene inviato nelle zone interne della Mongolia per insegnare a una tribù nomade di pastori. A contatto con una realtà diversa dalla sua, Chen scopre di essere lui quello che ha molto più da imparare sulla comunità, sulla libertà ma specialmente sul lupo, la creatura più riverita della steppa. Sedotto dal legame che i pastori hanno con il lupo e affascinato dall’astuzia e dalla forza dell’animale, il giovane un giorno trova un cucciolo e decide di addomesticarlo. Il forte rapporto che si crea tra i due sarà ostacolato  dalla decisione del governo di eliminare, a tutti i costi, i lupi della regione.

L’Ultimo Lupo è tratto dal romanzo Il Totem del Lupo (nome che prende dal simbolo della tribù nomade dove finiscono i due studenti cinesi) di Lü Jiamin, ed è un viaggio nella Mongolia desolata, primitiva, in contrapposizione col mondo quasi occidentalizzato della moderna Cina. Quando Chen e il suo amico Yang Ke (Shawn Dou) approdano nella radura selvaggia, non sanno come ambientarsi. A sconvolgerli è la crudeltà impartita dalla gente del posto verso i lupi: non c’è pietà verso i cuccioli, che non vengono risparmiati. I grandi animali ne soffrono e, come natura vuole, saranno impartire una lezione agli esseri umani. Il grande capo, che parla attraverso proverbi e detti mongoli, è la voce della tribù, che rispetta il Grande Spirito e crede che ogni cosa che accade in natura sia avvenuta per una ragione. I paesaggi maestosi sono resi ancora meglio grazie al 3D, così come i lupi mongoli, addestrati per mesi prima di diventare “attori” veri e propri.

L’Ultimo Lupo è molto più di una d’amicizia commovente. Mostra l’uomo per come è, ovvero una creatura senza cuore. Annaud mette in risalto, in modo crudo, il capovolgimento di ruoli: gli animali sono più umani, e gli uomini appaiono solo come delle bestie.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.