Una cena tra donne

UNA LUNGA TAVOLATA DI SOLE DONNE PER FESTEGGIARE L’8 MARZO

Alda MeriniL’8 marzo, quella che è la ricorrenza di una tragedia, diventa il solito fine consumistico per regalare un fiore o una scatola di cioccolatini. Eppure le donne non hanno certo bisogno di una data sul calendario per sentirsi tali, nonostante un fiore faccia sempre piacere.

Ci sono donne che andrebbero festeggiate tutti i giorni, donne che hanno cambiato la storia senza prendersene mai i meriti e donne che ancora oggi combattono con quell’etichetta rosa che gli viene affibbiata sui seni, una grossa D maiuscola che spesso porta più grattacapi che vantaggi. In occasione della tanto osannata festa della donna vogliamo immaginarcele sedute a una lunga tavola. Tra le invitate ci saranno nomi noti ma soprattutto quelle donne comuni a cui spesso dimentichiamo di somigliare.

Si potrebbe festeggiare con una bella cena, una di quelle dove si ride e si beve del buon vino, una di quelle dove il tempo passa veloce e qualcuno lascia il segno. Immagino una tavolata di sole donne, vere e reali, quelle che hanno scritto la storia o solo quelle che la storia la vivono tutti i giorni.

A capo tavola metterei Oriana Fallaci pronta dalla sua postazione ad osservare tutte, non sfugge niente a quello sguardo e guai a chi sbaglia il bicchiere nel quale versare il vino. Alla sua sinistra metterei Alda Merini, sì proprio lei la poetessa, le immagino fumare insieme al fondo del tavolo. Alla destra di Oriana, un po’ come alla destra del Padre, farei sedere la piccola e forte Madre Teresa di Calcutta, pronta a pregare prima di cena ma senza mani giunte, visto che quelle mani sporche di lavoro e di guerra non hanno avuto il tempo di starsene ferme.

Più avanti al centro ci metterei Mamma Roma, Anna Magnani, l’attrice dai fianchi duri, pronta a far ridere l’intera tavolata. Un po’ in disparte e seduta in modo elegante vedo Rita Levi Montalcini che con la testa è stata più efficace di tante gambe. Vicino a lei, meno formale e più scomoda sulla sedia, Margherita Hack. Parlerebbero per ore con un botta e risposta da far ammutolire chiunque. E poi loro le dive senza tempo: Audrey Hepburn con un tubino nero, quello che va bene in tutte le occasioni, e Marlene Dietrich che dei pantaloni ne ha fatto un segno distintivo.

In questa tavola più che nomi noti vorrei lasciare il posto alle donne comuni quelle a cui apparteniamo tutte ma che spesso ci si dimentica di citare. Metterei quelle che la mattina nonostante mille cose da fare non dimenticano di truccarsi davanti allo specchio e quelle che invece non si truccano mai, perché non hanno nemmeno il tempo di guardarsi in questo specchio. Quelle che l’8 sera sono lì, come ogni santo giorno, a preparare la cena e quelle che preferiscono il take away essendo un disastro ai fornelli. Quelle che domani è un altro giorno e menomale che sia così o sarebbe un disastro. Quelle che vedono il bicchiere sempre mezzo pieno e se poi risulta vuoto è perché ne hanno bevuto il contenuto, pur essendo a volte terribilmente amaro.

Quelle che ti amo ma non posso, e invece finiscono sempre per potere anche se non lo ammettono. Quelle che hanno un chiletto in più sulla pancia perché le decisioni spesso devono prenderle con questa, che con la testa finisce per fare a pugni. Quelle che va bene così anche se poi ad andar bene non è proprio niente e quelle che, se anche va tutto bene, devono trovare la nota critica o non vanno al letto tranquille. Quelle che soffrono di abbandoni e che invece di chiedere un abbraccio si mettono un maglione pesante per sentirsi al caldo. Quelle belle e imperfette, quelle con l’ occhiaie sotto gli occhi e con le rughe vicino alla bocca. Quelle che sono madri ma ancor prima donne e quelle che amano nonostante tutto. Quelle che mandano avanti la baracca spesso dovendo ripartire proprio dalle fondamenta.

Per questo 8 marzo le donne le festeggiamo così, osservando di ognuna pregi e difetti e brindando alla loro. Una cena di sole donne, ci piaceva immaginarle riunite intorno a un tavolo, con il bicchiere in alto e il cuore appoggiato sempre nel posto sbagliato.

 

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