Fury: Recensione film


FURY E’ UNO SPIETATO AFFRESCO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

fury posterGENERE: guerra, azione, drammatico

DURATA: 134 minuti

USCITA IN SALA: 3 giugno 2015

VOTO: 4 su 5

“Cos’è?” “E’ la guerra! Riesci a sentirla?” Siamo nell’aprile del 1945, durante la fine della Seconda Guerra Mondiale. Mentre gli Alleati completano l’avanzata nel territorio europeo, un agguerrito sergente dell’esercito americano, Don ‘Wardaddy’ Collier (Brad Pitt), è al comando di un carro armato Sherman e di un gruppo di cinque uomini di diversa estrazione e carattere per una pericolosa missione dietro le linee nemiche. Perduto nel conflitto il loro tiratore, Collier recluta il giovane soldato Norman Ellison (Logan Lerman), in evidente disagio con guerra e violenza. Sarà Collier a iniziarlo all’uso delle armi, prendendosi cura del ragazzo come se fosse suo figlio e lo conduce verso la guerra con esercitazioni e con metodi poco ortodossi. Intanto il sergente e i suoi uomini, rimasti in inferiorità numerica, tenteranno di colpire il cuore della Germania nazista.

Con Fury, il regista David Ayer dipinge uno straordinario quanto spietato affresco sulla Seconda Guerra Mondiale mostrando un cinema bellico che si era un po’ perso dopo Salvate il Soldato Ryan di Spielberg. I toni in Fury sono cupi, come oscuro è il conflitto armato, c’è tanta violenza, azione, disperazione, brandelli di carne, mentre lo Sherman attraversa i campi della Germania, tra imboscate e uccisioni. Il tutto è rappresentato con la musica ricca di pathos di Steven Price (Premio Oscar per la miglior soundtrack in Gravity). Ayer sceglie di rappresentare la guerra attraverso il gruppo di Collier, mostrando come vivevano i soldati durante il secondo conflitto armato con un crudo realismo.

C’è un Brad Pitt in forma smagliante, che ricorda il suo personaggio in Bastardi Senza Gloria. Qui è nei panni del leader del gruppo forte e carismatico, che è sopravvissuto prima alla guerra nel deserto africano e poi alla Normandia, maneggiando armi come fossero giocattoli. Eppure sotto la scorza di uomo vissuto, Collier tiene ai suoi soldati e mostra quel lato umano sopratutto con il novellino del gruppo, Norman. Fury si basa molto sul rapporto padre\figlio tra i protagonisti, che è il collante del film. L’ossessione di Collier sono però i tedeschi e il desiderio di uccidere i nazisti è spinto così al limite da trasportare con sé i suoi soldati. E’ lì che si scatena la furia di Collier. Gli altri soldati sono Boyd Swan (Shia La Boeuf) detto ‘Bibbia’ perché conosce i versetti del testo sacro a memoria, Trini ‘Gordo’ Garcia (Michael Pena) e Grady ‘Coon-Ass’ Travis (Jon Bernthal), il più strafottente, che vedono nel nuovo arrivato il favorito di Collier.

Eventualmente Fury ci ricorda che in guerra si è molto più che soldati: si diventa un gruppo di fratelli e si sta insieme fino alla fine.

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Linguista, aspirante giornalista, amante del cinema, malata di serie tv, in particolare dei crime polizieschi.