Youth – La Giovinezza: Recensione Film


L’ETERNA GIOVINEZZA DI PAOLO SORRENTINO

YouthGENERE: Drammatico

DURATA: 118′

USCITA IN SALA: 20 Maggio 2015

VOTO: 4,5 SU 5

E’ un movimento lento e continuo, quello di Paolo Sorrentino. Il suo occhio mostra con ingegno, sorpresa e fluidità ciò che comporta il decadimento dell’esistenza. Decadimento che inizia nell’oblio, prima che nel corpo. Lo stesso decadimento che vive il celebre compositore d’orchestra Fred Ballinger (Michael Caine), rifugiatosi dalla vita professionale in un elegante e lussuoso albergo ai piedi delle Alpi. Con sorda apatia, osservare il passato  tra eccessivi controlli medici, trattamenti estetici e massaggi è tutto ciò che si è concesso. Osservare ciò che è stato della vita è esperienza anche di Mick (Harvey Keitel), l’amico di una vita e anziano regista che, in continua attività anche in quel luogo di calma, viene coadiuvato e affascinato dalla gioventù dei suoi collaboratori nella lavorazione di quello che sarà il suo film testamento.

Con stile oramai riconoscibile – che aveva trovato ne La Grande Bellezza uno sbrodolio continuo, esagerato e a tratti stucchevole – Sorrentino si approccia a Youth – La Giovinezza con l’asciutta poesia di lunghe camminate,  sguardi dall’alto e un delicato gioco del grottesco. L’umorismo è insito nella profondità della sua scrittura e accennato ed efficace in fugaci momenti nella sua immagine. Il suo gioco non rimane una mera riflessione sulla vita, bensì un confronto tra passato e presente, tra padre e figlio, tra vecchiaia e giovinezza. Confronto che provoca incomprensioni, esprime una crescita e genera rimpianti.

La presenza del regista all’interno del film è forte, sia nelle parole sia nell’estetica. Ma la bravura degli interpreti non passa in alcun secondo piano. Michael Caine fa gli onori di casa e come il suo anziano collega Harvey Keitel, non svela alcun talento, semplicemente lo conferma, come sempre. Rachel Weisz e Paul Dano sono i giovani co-protagonisti e perfettamente esprimono  il grande disagio di una vita in corso, che con le sue delusioni e rimpianti li abbatte e li sorprende. Loro, che a differenza dei compagni più anziani di questa storia, hanno un futuro lungimirante, possono permettersi il lusso di abbattersi e con più semplicità rialzarsi.

Forte e inconsueto è il ruolo del cameo finale di Jane Fonda, diva nei suoi panni sporchi.

Mark Kozelek regala alcuni dei suoi brani più belli che sostengono l’incantamento e abbellimento estetico del film, assieme ai due brani appositamente composti da David Lang per il film.

Presentato in concorso a Cannes nel giorno della sua uscita nei cinema, Youth é anche omaggio giocoso a Diego Armando Maradona, ringraziato perfino nella notte dell’ Oscar a La Grande Bellezza. E se questo dono appare divertito e surreale, più serio e fortemente apprezzato è l’omaggio dell’intera opera a Francesco Rosi. Il grande regista, da poco scomparso, ispirò nel Premio Oscar l’idea iniziale del film, alla base dell’amicizia e del ricordo.

Sorrentino ritrova in Youth quell’unità che mancava ne La Grande Bellezza, e trovandola fa del suo ultimo film un’opera incantatrice, che inghiotte lo spettatore con virtuosismo asciutto e con profondità d’immagine e pensiero. Una profondità leggera, senza dubbio.

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