Looking for Grace: recensione film


VENEZIA 72, ON THE ROAD PER L’AUSTRALIA ALLA RICERCA DI GRACE

Looking for Grace 1GENERE: Drammatico
DURATA: 97 minuti
VOTO: 3 su 5

Grace è un’adolescente inquieta che decide, insieme alla migliore amica Sappho, di scappare di casa per andare a vedere il concerto della sua band preferita a Ceduna, in Australia. Prima di partire, però, prende dalla stanza dei genitori una cosa di gran valore. Sul pullman che porterà le due giovani alla meta sale anche Jaime, un ragazzo molto carino che cattura subito l’attenzione di Grace. Nel frattempo Denise, la madre della ragazza, si accorge della sparizione della figlia. Con molta difficoltà (davvero non riesce a capirne il motivo), la donna rintraccia il marito Dan, occupato in chissà cosa, per informarlo dell’accaduto. Dopo aver denunciato il tutto alla polizia, i due si rivolgono a Norris, un anziano detective privato che proprio non vuole saperne di andare in pensione, decidendo di accompagnarlo in prima persona nel viaggio alla ricerca della giovane ribelle. Ma i tre non hanno fatto i conti con Bruce, un autista di camion che trasporta frumento per tutta l’Australia accompagnato dal figlioletto.

Sono storie separate che trovano il modo di intrecciarsi senza sciogliersi mai più quelle raccontate da Looking for Grace, film diretto dall’australiana Sue Brooks. La regista, quest’anno, presenta il suo lavoro in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Un lavoro che appare scisso in due, segnato da una profonda frattura interna.

La quasi totalità del film, infatti, mostra i toni di una commedia amara, caratterizzata sì da un clima di tensione per la fuga della ragazza, ma che presenta anche non pochi sprazzi di ilarità. Poco prima del finale, però, il registro della pellicola subisce un brusco cambio, mutando improvvisamente la vicenda nel dramma. Looking for Grace cerca di toccare le diverse pieghe dello spettro dei sentimenti umani, mostrando come lo sconvolgimento delle nostre esistenze possa essere davvero dietro l’angolo.

I personaggi della pellicola si sentono tutti, chi più e chi meno, inadeguati all’interno delle loro vite. La “grace” che tutti stanno cercando, infatti, è forse più propriamente “lo stato di grazia” vero e proprio, quella condizione di appagamento e di soddisfazione per la quale l’umanità si affanna da sempre. Le azioni delle persone che ruotano attorno alla giovane protagonista, infatti, dimostrano che non sono solo gli adolescenti a percepire l’inquietudine dell’esistenza, ma solo a loro è però concesso saltuariamente di evadere e di veder giustificato questo loro gesto.

Quella raccontata dal film, però, è anche una metafora della situazione nella quale versano oggi i rapporti umani, anche quelli più stretti: un’incomunicabilità che impedisce un contatto reale, un peso che grava sul filo delle nostre relazioni ingigantito dai segreti (piccoli o grandi che siano) che ci portiamo dietro.

Looking for Grace risulta essere una pellicola fresca che pecca forse di alcune banalità nella sceneggiatura, ma che non per questo non è capace di emozionare e di regalare momenti godibili e preziosi.

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"Mi piace l'odore del napalm al mattino".